Giappone killer. Uccise 200 balene incinte

SYDNEY – Nella stagione estiva appena conclusa di caccia ‘scientifica’ alle balene nei mari antartici, le baleniere giapponesi hanno riportato in patria la ‘quota’ di 333 balenottere minori uccise, di cui circa 200 incinte.

Un’ammissione che induce Australia e Nuova Zelanda a minacciare una rinnovata azione legale internazionale contro la mattanza. L’istituto giapponese per la ricerca sui cetacei ha confermato il numero di balene incinte, alcune delle quali aspettavano gemelli, aggiungendo che la prevalenza di balene incinte indica lo stato di salute della popolazione. L’Australia continuerà a premere sul Giappone perché ottemperi ai suoi obblighi internazionali ed ai principi stabiliti dalla Corte internazionale di giustizia, ha detto la ministra degli esteri Julie Bishop. Ha aggiunto che il governo “sta considerando tutte le strade per ottenere l’adesione alle sue decisioni”. La Corte, cui l’Australia e la Nuova Zelanda si erano rivolte, ha stabilito nel 2014 che la caccia non ha fini scientifici ed è quindi illegale e ne ha ordinato la sospensione. Il Giappone tuttavia si è limitato a ‘saltare’ la stagione di caccia dell’estate 2014/15 e ad annunciare un nuovo programma per giustificare l’uccisione di oltre 4000 balene nei prossimi 12 anni. Poco dopo si è ritirato dalla giurisdizione della corte stessa. La ripresa della caccia nei mari antartici è stata condannata duramente da scienziati della Commissione Baleniera Internazionale (IWC). In una lettera pubblicata di recente sulla rivista Nature, 30 dei 200 membri del comitato scientifico della Commissione hanno chiesto un urgente riesame delle procedure scientifiche per gestire le popolazioni di balene, descrivendo il sistema esistente “una “perdita di tempo”. Ed esprimendo “frustrazione” per l’inosservanza da parte di Tokyo delle raccomandazioni della commissione.

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