Presentazione de ‘L’orso bruno nella Venezia Tridentina’ di Guido Castelli – per evitare nuovi errori

ROMA – Il libro verrà presentato presso Museo Civico di Zoologia di Roma il prossimo 10 Novembre 2016.

Si tratta di una ristampa anastatica dell’edizione del 1935, curata da Corradino Guacci della Società Italiana per la Storia della Fauna (Palladino Editore, 2016). Una miniera di  informazioni sulla diffusione, la presenza storica dell’orso alpino e, allo stesso tempo, un’analisi puntuale sulle persecuzioni che la specie subì fino alle estreme conseguenze. L’analisi di Castelli concludeva con la proposta d’istituzione di un parco nelle dolomiti del Brenta. Eravamo nel 1935 e sappiamo come andarono i fatti: gli orsi alpini si estinsero; solo di recentemente sono stati reintrodotti in Trentino con esemplari (non italiani) provenienti dai balcani. È facile cedere alla tentazione di paragonare le vicende dell’orso alpino descritte da Castelli a quelle del cugino marsicano, più fortunato solo per il fatto che, grazie alla presenza del Parco Nazionale d’Abruzzo, si è potuta posticiparne l’estinzione. Ma fino a quando? 

Sui tempi e le modalità degli interventi di conservazione è in corso un acceso dibattito scientifico. In un recente lavoro pubblicato sulla prestigiosa rivista AnimalBiodiversityandConservation, Spartaco Gippoliti sottolinea il fatto che gli orsi dell’Europa sud-occidentale rappresentano uno dei sette ‘gruppi’ di orso esistenti e tra loro geneticamente ben differenziati. Il passato recente ha visto due operazioni di ‘salvataggio genetico’ che hanno portato al rilascio di orsi balcanici sulle Alpi e sui Pirenei. Tra le poche popolazioni ‘originarie/naturali’ c’è proprio quella dell’Appennino. Abbiamo chiesto a Gippoliti quali sono, a suo avviso, i potenziali rischi dell’attuale strategia di conservazione dell’orso in Europa: 

”Quello che in un certo senso è stato inevitabile sulle Alpi non deve divenire l’unica ricetta disponibile per la conservazione degli orsi in Europa. Soprattutto gli orsi marsicani presentano un insieme di caratteri morfologici unici, che spesso hanno portato ad associarlo all’estinto Ursus spelaeus; queste similitudini, non chiarite soddisfacentemente, certamente meritano ulteriori approfondimenti. Senza un’incisiva politica di conservazione rischieremo di perdere un’entità unica del patrimonio naturalistico italiano, nel cuore di una regione tra le più avanzate tecnologicamente del pianeta. L’orso marsicano rappresenta per la natura italiana quello che Pompei rappresenta per i nostri beni culturali, anche per motivi economici ad esempio quelli legati al turismo verde, è essenziale attuare le migliori strategie di conservazione disponibili”.

Tra gli altri alla conferenza interverranno oltre a Corradino Guacci presidente della Società Italiana di Storia della Fauna, Franco Pedrotti professore emerito a Camerino, Anna Loy docente di Zoologia e Presidente dell’ATIt, Giovanni Amori docente di Zoologia e Presidente onorario dell’ATIt, Giorgio Boscagli della SIStF zoologo e ricercatore con un esperienza più che trentennale sull’orso in Italia.

Certamente un’occasione da non perdere per coloro che vogliono avere qualche informazione in più sull’orso in Italia e sul suo status di conservazione.

Giovedì 10 Novembre 2016 Museo Civico di Zoologia di Roma, Via Aldrovandi – Ore 18,00. L’ ingresso è libero.

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