Cento anni del Giardino Zoologico di Roma: e il Bioparco?

ROMA – A soli sei anni dall’inaugurazione del sindaco Nathan (gennaio del 1911), il Giardino Zoologico rischiava di essere trasformato in un parco divertimenti.

Siamo nel novembre del 1917 e il sindaco succeduto, Prospero Colonna, decise di acquisire i manufatti e gli edifici dello zoo (Villa Borghese), per assumerne la gestione diretta. La giunta di Colonna di fatto diede seguito alla visione scientifica dei primi promotori. Tra questi il naturalista e ornitologo Francesco Chigi che parzialmente lo finanziò;  crearono un’istituzione unica in l’Italia e tra le prime e più moderne d’Europa. Realizzata su progetto di Carl Hagenbeck, il complesso, nel 1924, venne trasformato in “Azienda Autonoma Giardino Zoologico”. A partire dal 1930 si verificò una particolare accelerazione delle attività scientifiche. Nel 1932 venne integrato con il Museo Civico di Zoologia che, nei progetti originali, sarebbe dovuto divenire il Museo Nazionale di Storia Naturale; istituzione tutt’oggi assente in Italia. Nel 1933 vengono avviati gli studi di progettazione dell’ampliamento del giardino con l’incarico affidato all’ abruzzese Arch. Raffaele De Vico, tuttora celebrato per la cura delle ville storiche e la progettazione dei giardini di Roma. Nel dopoguerra il Direttore Ermanno Bronzini, biologo, con risorse ridotte, avviò una serie ricerche scientifiche in Italia e all’estero. La spedizione  Biocca (1962-63) in Amazzonia, oltre ai materiali zoologici raccolse le prime osservazioni etnografiche sugli Yanomami. Il CNR finanziò il Centro di Parassitologia all’interno dello zoo; inaugurò forse la prima rivista divulgativa sulle scienze naturali italiane (Giardino Zoologico). Il “vecchio” zoo comunale era dotato di uno staff di biologi, di naturalisti, un veterinario e di una una Commissione Scientifica indipendente; vero e proprio tramite col mondo della ricerca e organo di consulenza. Alla fine degli anni 70 altri due laboratori del CNR trovarono ospitalità nel Giardino Zoologico. Negli stessi anni l’Assessore alla Cultura Renato Nicolini auspicava un rilancio culturale dello zoo, del Museo di Zoologia e il loro possibile ampliamento.

Ma la storia dello zoo che vi abbiamo narrato sin qui, oggi è assente dai racconti del “Bioparco”. Al momento della transizione, L’SpA subentrata, dismise gli archivi e la biblioteca storica, separando definitivamente il “Bioparco” dal Museo Civico di Zoologia; in quest’ultimo caso dobbiamo dire fortunatamente! I progetti storici e i disegni originali del Giardino e dell’ampliamento De Vico, vennero solo in parte e miracolosamente salvati da volontari prima e dall’Archivio Capitolino poi. Tutto si svolse sotto “l’illuminato patrocinio” dell’allora delegata all’Ufficio Diritti Animali del Comune di Roma, Sen. Monica Cirinnà: ”Sono gli anni nei quali siamo riusciti a trasformare il vecchio zoo di Villa Borghese nel Bioparco che conosciamo oggi (cit.)”. Ma ci chiediamo, cos’è che potevano conoscere del “vecchio zoo” dismettendone archivi e biblioteca prima di averli consultati?

Ma quello che c’è oggi infatti “lo conosciamo” direbbe qualcuno. Dopo diciotto anni forse è venuto il momento di analizzarne il “contributo culturale” della trasformazione, allora caparbiamente voluta dalla Giunta Rutelli. L’assenza di una chiara politica scientifica a fronte, è utile ricordarlo, del notevole supporto finanziario del Comune di Roma, solleva più che una perplessità: tre ristrutturazioni del Rettilario in 18 anni evidenziano incertezza nella programmazione, oltre ad un probabile mancato controllo delle spese. L’ultima Giornata di Studio sul Giardino Zoologico risale all’Aprile 2012; fu organizzata dal Ministero dei Beni Culturali (Bollettino d’Arte 19-20, 2013) e non dal Comune o dalla Fondazione Bioparco. Risulta evidente l’assenza di un masterplan che restituisca logica scientifica e zoo-geografica all’intera struttura come alle origini del “vecchio zoo” (1911) e come accade oggi negli altri zoo nel mondo. Un esempio per tutti viene dal recente percorso sugli “Animali della Bibbia”, non affiancato da una corretta lettura storica e di contesto. Una lettura non sempre favorevole al rapporto uomo natura, ma della quale comunque non vi è traccia. Presidenze e direzioni, dal Bioparco in poi, affidate a persone di scarsa competenza specifica, se non nulla, nel campo della “Biologia della Conservazione” e della “Zoo-Biology”.

A questo si affianca quello che forse è l’aspetto più triste a nostro avviso: l’assenza di una commissione scientifica ed indipendente. Senza scomodare normative italiane (DL 73/2005) ed europee (1999/22/CE), la sua presenza sarebbe quantomeno opportuna, considerati anche i fondi (milioni) che il Comune di Roma destina e ha destinato al Bioparco. Problemi che la Giunta Comunale dovrà porsi in funzione del ritorno scientifico-culturale per i cittadini romani che non deve limitarsi all’offerta di una passeggiata esotica a Villa Borghese. Rischio che fu evitato un secolo fa dal Sindaco Prospero Colonna; rischio paventato diciotto anni fa da buona parte di studiosi e biologi della conservazione italiani diventato ormai certezza. Ma si sa che da noi i rischi paventati dagli studiosi, si fanno spesso certezza grazie alle “lungimiranze politiche”.

Link utili:

http://www.giardinozoologicodiroma.it/

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