Yara ad un mese dalla sparizione l’unica pista è quella suggerita dal Vescovo

BERGAMO – Sono passati trenta giorni dalla scomparsa di Yara Gambirasio e i genitori, che finora hanno mantenuto un riserbo che fa loro molto onore, si sono recati ad assistere alla messa di Santo Stefano nella chiesa dei Brembate celebrata dal Vescovo di Bergamo Francesco Beschi.

“Dobbiamo trovare il Signore perché solo trovando il Signore troveremo Yara, in qualunque luogo e in qualunque condizione si trovi”, ha detto, pro domo sua, monsignor Beschi dal pulpito.
Naturalmente nella piattezza di pensiero generale nessuno, nemmeno i giornalisti, ha trovato quantomeno paradossale l’affermazione del Vescovo che indica una strana metodologia di indagine. Noi si.
Potremmo fare dell’ironia su questa pseudologia fantastica del porporato se non avessimo timore di cadere in un sarcasmo fuori luogo in un caso così drammatico da non lasciare spazio alla satira.
Nondimeno possiamo dire che il Vescovo, probabilmente supportato da una supina credenza dei chi era presente all’omelia, è entrato in delirio mistico che onnipotentemente annulla il lavoro di centinaio di persone che, con ben altri mezzi non metafisici, stanno cercando di ritrovare la ragazza scomparsa. È come se ad un chirurgo, che con una operazione ha appena salvato la vita ad una persona, qualcuno gli dicesse, che è intervenuto Padre Pio con un  miracolo a sanare il moribondo.
Poi se non avessimo capito il senso dell’affermazione “Dobbiamo trovare il Signore perché solo trovando il Signore troveremo Yara … ” qualcuno ci faccia sapienti.

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