Bossi e la storia della cimice non denunciata

ROMA – Il leader del carroccio Umberto Bossi ha raccontato la scorsa notte a Ponte di Legno, dove si trova in vacanza con la famiglia, di aver trovato  delle cimici nel suo ufficio alò ministero delle Riforme e nell’abitazione in cui vive nella capitale.

I fatti risalirebbero a due mesi fa, ma solo adesso Bossi rende noti questi particolari. Secondo quanto riferito dal Senatur, sarebbe stata la sua segretaria ad insospettirsi per prima, perchè troppa gente sapeva delle loro conversazioni di lavoro. Così Bossi attraverso l’ausilio di un’azienda cosiddetta di bonifica ha rinvenuto le famigerate cimici. Una di queste era nel suo ufficio, mentre molte altre sarebbero state rinvenute nella sua abitazione romana. Stranamente però il senatur non ha denunciato ufficialmente il ritrovamento degli strumenti usati per lo spionaggio, ma ha avvisato dell’accaduto il ministro dell’Interno Roberto Maroni. “Sarebbe stato inutile” afferma Bossi, quasi volesse generare un c,ima di sfiducia nei confronti della giustizia. Nonostante ciò la procura di Roma, appresa la notizia, ha aperto un fascicolo contro ignoti in merito alle dichiarazioni del ministro. Il primo atto del procuratore, Giovanni Ferrare, è stato quello di acquisire gli articoli  apparsi sui portali di informazione che riportavano i racconti di Bossi fatti ai giornalisti.

Infatti non si capisce per quale motivo un reato così grave non sia stato denunciato subito alle autorità competenti, che sicuramente avrebbero potuto iniziare un’indagine approfondita sul caso tentando di accertare la provenienza delle  microspie. Tant’è che è coinvolto  un esponente della maggioranza di governo. Altrimenti qualcuno potrebbe pensare che si tratti del   solito “falso allarme”, parte di una strategia a cui spesso in Italia assistiamo per ovvi motivi di convenienza.

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