Insulti a Kyenge, Calderoli indagato. Codacons chiede la sua sospensione

ROMA – Il caso Kyenge è ormai scoppiato  e perfino le scuse lanciate ieri da Roberto Calderoli  suonano come l’ennesima presa in giro. Almeno per quegli italiani che credono ancora che la Carta Costitzionale  sia la base dei sani principi della democrazia.

Insomma le condanne contro l’esponente leghista, che qualche giorno fa aveva definito il ministro Cecile Kyenge  un “orango”, si stanno addirittura moltiplicando. E non solo, visto che anche la giustizia sta facendo il suo corso. Calderoli, infatti, da oggi è anche indagato  dalla procura di Bergamo per diffamazione, aggravata dall’odio razziale, proprio per le parole pronunciate sabato sera dal palco della  Festa de Trei a Treviglio, nella Bassa Bergamasca.

L’iscrizione nel registro degli indagati è maturata dopo un esposto del Codacons, che ora chiede la sospenzione di Calderoli dagli ioncarichi costituzionali. L’indagine è stata affidata ora a due pm, Maria Cristina Dotto e Gianluigi Dettori. “Si tratta di un reato di opinione in capo a un senatore della Repubblica e quindi andrà valutato molto attentamente –  ha dichiarato il procuratore  Dettori.”

Ma non è tutto. Anche la pioggia di critiche non si placa. Francesco Russo, membro della Presidenza del Gruppo Pd al Senato, non ha dubbi: “Non vorrei che le lettura dei quotidiani di oggi possa trarre in inganno. Voglio dirlo con chiarezza credo a anche a nome di moltissimi colleghi del PD: nessuno pensi che il Senato possa considerare archiviata la questione delle gravissime offese al Ministro Kyenge con un sostanziale nulla di fatto. Le pur apprezzabili scuse di Calderoli non possono bastare. Per questo gli rinnovo l’invito a prendere atto dell’ondata di sdegno nazionale e internazionale causata dalle sue dichiarazioni e a dimettersi al più presto
dalla vicepresidenza del Senato”.

Condividi sui social

Articoli correlati