Carcere. Detenuto in sciopero della fame rischia la vita. La denuncia di Marroni: “Non ci sono posti letto”

ROMA – In sciopero della fame da oltre 20 giorni, è stato estradato dall’Olanda in Italia e, in soli 4 giorni dal suo rientro in Patria, ha perso altri 6 chilogrammi.

Per salvargli la vita da due giorni la struttura protetta dell’ospedale “Sandro Pertini” sta cercando invano un posto di rianimazione in tutto il Lazio. La vicenda di questo recluso 42enne è stata denunciata dal Garante dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che aggiunge: «Occorre fare in fretta e prestare a quest’uomo le cure necessarie. Nell’attesa di trovare un posto in un reparto di rianimazione sta davvero correndo il rischio di morire ».

A quanto appreso dal Garante, Luigi V – 42enne romano di San Basilio – era stato arrestato il 21 dicembre 2010 ad Amsterdam dopo la denuncia presentata dalla convivente. L’uomo ha raccontato di essersi trasferito in Olanda lo scorso luglio,per incontrare la figlia in preda ad una forte depressione.Luigi V è in  in sciopero della fame dal 20 febbraio, il 7 marzo è stato estradato in Italia e recluso a Rebibbia N.C..

Dal momento del suo arrivo in carcere l’uomo non assume liquidi e rifiuta qualsiasi terapia. A causa delle sue condizioni, il 9 marzo, è stato ricoverato nella struttura per detenuti dell’Ospedale “Sandro Pertini” dove, in 4 giorni di degenza, ha perso altri 6 chilogrammi, arrivando a pesare 59 kg. Ieri mattina Luigi, assistito da un avvocato, ha incontrato il GIP per la convalida dell’arresto. Al magistrato ha riferito di avere dei precedenti e un passato da tossicodipendente.

Dal momento del ricovero l’uomo è costantemente monitorato con sorveglianza a vista e controlli ogni 6 ore. Da questa mattina le analisi sono drammaticamente peggiorate e l’uomo è a rischio di arresto cardiaco e blocco renale. Le sue condizioni di salute imporrebbero il ricovero in un reparto di terapia intensiva ma, ormai da due giorni, ogni richiesta del “Pertini” cade nel vuoto dato che, secondo l’Agenzia Regionale per l’Emergenza Sanitaria (ARES 118), nei Centri di rianimazione regionali non c’è posto..

«In queste condizioni – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni  – i medici non possono intervenire con un trattamento sanitario obbligatorio perché l’uomo ha firmato più volte il  diniego a riprendere l’alimentazione e alla reidratazione con flebo di liquidi. La realtà è che quest’uomo  si sta lasciando coscientemente morire, rifiutando cibo e acqua perché ritiene di non aver commesso il reato di cui è accusato».

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe