Caso Marò. No alla legge antipirateria. Il giudice Chauhan rinvia l’udienza

NEW DELHI – Italia e India sono protagonisti di una crisi diplomatica causata dall’uccisione, per errore, di due pescatori indiani per mano di due militari italiani: Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.

“Non hanno risposto ai segnali d’avvertimento” così si giustifica la Marina. Ancora non sono ben delineate le dinamiche che hanno portato all’incidente, c’è solo un grande rammarico da parte dei due fucilieri per quel 15 febbraio 2012. Sabato, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha affermato di impegnarsi personalmente per riportare in Italia i nostri compatrioti, per i quali nutre una profonda ammirazione. Inizialmente il governo indiano aveva tutte le intenzioni di procedere con la “Sua Act”, ovvero la legge contro il terrorismo in mare,  che presenta nell’articolo 3 una possibile pena di morte. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti e il ministro degli Esteri, Federica Mogherini hanno mantenuto una forte linea d’opposizione dopo la riunione sulla Task Force che ha portato la Corte Suprema di New Delhi a dire “no” al ricorso alla legge antiterrorismo. Il procuratore generale indiano Vahanvati, appunto, ha portato il governo ad un cambio di posizione, giudicando quindi, la Sua Act non applicabile. La National Investigation Agency (Nia) ha svolto le indagini sul caso e diramerà i capi d’accusa contro Latorre e Girone.  Il giudice designato, B.S. Chauhan ha rinviato l’udienza, per la 27ma volta, di due settimane.

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