Strage Santhià. Il nipote reo confesso era drogato

VENEZIA – I sospetti su di lui erano forti, alla fine Lorenzo Manavella, 24 anni, il ragazzo di Santhià (Vercelli) dove oggi sono stati massacrati i suoi nonni e la zia, ha confessato ai poliziotti di Venezia di essere l’autore alla Polfer di Venezia dopo un lungo viaggio in treno dal Piemonte. La strage era stata scoperta poche ore prima, di lui, campione di pallavolo, si erano perse le tracce.

Quando si è presentato agli agenti Lorenzo Manavella aveva ancora gli abiti sporchi di sangue. Dopo qualche domanda dei poliziotti, il ragazzo è crollato. Ora si indaga sulle ragioni che lo hanno portato a uccidere tre persone con cui, dicono i parenti, aveva avuto sempre ottimi rapporti. 

«Sono stato io.. voglio costituirmi a voi poliziotti, non a Vercelli». Sarebbero le prime parole pronunciate da Lorenzo Manavella, 25 anni, al posto di polizia ferroviaria della stazione di Santa Lucia a Venezia, all’altezza del binario 14. Il giovane, accusato di aver ucciso i nonni e la zia a Santhià, appariva in evidente stato confusionale. Ha viaggiato in treno da Vercelli al capoluogo veneto con addosso gli indumenti sporchi di sangue.

«Le indagini proseguono per meglio comprendere la dinamica del delitto e le ragioni dell’impulso omicida ricollegabile all’utilizzo di sostanze ad azione Manavella, 24 anni, ha ucciso i nonni e la zia.  Nel documento si spiega che nella mattinata di ieri 16 maggio sono stati rinvenuti i corpi di Tullio Manavella di 85 anni, del coniuge Giuseppina Bono di 68 anni e della loro figlia Patrizia di 56 anni. Dall’immediato esame dei corpi effettuato da militari della stazione carabinieri e del nucleo provinciale di Vercelli, appariva evidente che si era consumato un efferato delitto«. Agli investigatori Lorenzo avrebbe detto di non sapere perché avesse fatto quello che ha fatto: «Ho perso la testa». Le vittime della sua azione sono state colpite mentre erano in pigiama, sia con un corpo contundente che con un coltello.

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