Ilva. Ricorso del gruppo Riva al Tar del Lazio contro il piano ambientale

ROMA –  Il gruppo Riva ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il piano ambientale dell’Ilva nell’ultimo giorno utile.  La vicenda rischia in questo modo di diventare sempre più complessa  e delicata.

 

Il piano ambientale per il quale il gruppo Riva ha ora avanzato ricorso è quello introdotto dalla legge 89 del 2013 (commissariamento dell’azienda) e confermato dalla legge 6 del 2014 (aumento di capitale). Il piano ambientale è stato approvato dal Governo a marzo scorso con Dpcm e a maggio pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale». Nel  piano si riprendono e dettagliano le prescrizioni dell’Aia, fissando anche i nuovi tempi di attuazione. Costo dell’Autorizzazione integrata ambientale, 1,8 miliardi di euro in 36 mesi che decorrono dall’agosto scorso, data di pubblicazione sulla GU della legge 89 del 2013.

Legambiente, ‘scandalosa l’opposizione Riva al piano ambientale’

Molto critica la posizione di Legambiente  nazionale e Puglia rispetto alla decisione dei Riva di impugnareuno degli atti della gestione commissariale cui il Governo ha sottoposto l’azienda proprio perché inadempiente nell’attuazione dei lavori di bonifica previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale.

«È scandaloso che i Riva tentino in  tutti i modi e ancora una volta di opporsi al risanamento ambientale dello stabilimento siderurgico di Taranto. Ma soprattutto è vergognoso che si oppongano a una delle misure che consideravamo con più favore fra quelle contenute nel piano ambientale e cioè l’adozione del preridotto». Per Legambiente «il futuro dell’Ilva potrebbe passare non solo dalla bonifica ambientale e dalla messa in sicurezza degli impianti prescritta dalla legge 231 del 2012, ma anche dall’innovazione tecnologica e dal rilancio competitivo dello stabilimento di Taranto. È il punto attorno al quale ruota il piano industriale da Enrico Bondi ed Edo Ronchi che, oltre a prevedere tutti gli interventi dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) – osserva Legambiente -, punta soprattutto sul preridotto di ferro e sul gas come nuovo

sistema per produrre acciaio in modo più pulito. Il preridotto, infatti – rammenta ancora Legambiente -, fa a meno dell’agglomerato di minerali mentre il gas sostituisce il coke prodotto dalle cokerie, aree più inquinanti del siderurgico». «I Riva – evidenzia Legambiente sempre – contestano proprio quella misura che abbatterebbe in modo sostanziale le emissioni inquinanti, ostacolando la già precaria gestione commissariale che tenta di affrontare una situazione complicata per la quale non si riesce ancora a trovare una definitiva via di uscita. È da irresponsabili – accusa Legambiente – fare ricorso al Tar in un momento delicato come quello in corso. Ci auguriamo – conclude Legambiente – che il Tar rigetti il ricorso dei Riva e riconfermi piuttosto il piano ambientale».

Situazione tesa a Taranto. Giovedì 10 luglio sciopero

In questi giorni a Taranto sono in corso assemblee e ci si prepara allo sciopero del 10 luglio. Il segretario della Fim Cisl di Taranto Cosimo Panarelli riassume in questi termini il clima che si respira nello stabilimento. «Siamo passati da una fase in cui si stava discutendo del risanamento dell’Ilva e del suo rilancio industriale al nulla – ha aggiunto – inoltre con Enrico Bondi commissario dell’Ilva la priorità era la bonifica e la messa in sicurezza ambientale del siderurgico di Taranto per poi vedere il suo collocamento sul mercato. Adesso, invece, la priorità è quella di vendere subito lasciando a chi verra l’onere di affrontare i problemi. Noi siamo contrari».

«C’è ormai un’evidentissima condizione di incertezza che determina solo preoccupazioni e tensioni tra i lavoratori, nella città e nelle imprese che lavorano con l’Ilva. Lo stabilimento di Taranto – ha aggiunto il segretario Fim Cisl di Taranto – attraversa una fase estremamente critica e non ci si rende conto che i lavori di risanamento ambientale rischiano di fermarsi del tutto per mancanza di risorse e di indirizzi. Ci sono già tre mesi di ritardo sul cronoprogramma del piano ambientale, lo studio Sentieri da parte dell’Istituto superiore di sanità ci descrive un quadro drammatico in termini di impatto delle emissioni sulla salute

dei cittadini e dei bambini in particolare, i Riva impugnano al Tar del Lazio lo stesso piano ambientale col relativo Dpcm, e adesso non possiamo certo escludere – ha concluso Panarelli – che la Magistratura, che due anni fa si è mossa proprio per l’emergenza inquinamento, valuti la possibilità di intervenire di nuovo».

La critica di Angelo Bonelli dei Verdi

«Nella decisione dei Riva di ricorrere conto il piano ambientale non c’è nulla di sconcertante. È un’azione coerente con quello che hanno sempre fatto a Taranto con l’Ilva. Di sconcertante per me  – ha dichiarato Bonelli – è stato il ruolo del Parlamento che con ben 4 decreti ‘Salva Ilva’ ha fermato l’azione dell’autorità giudiziaria che non consiste solo nel perseguire i reati ma anche che questi vengano portati ad ulteriori conseguenze per impedire che la salute sia danneggiata  i Riva sostengono che la libertà di iniziativa economica sia stata compressa, ma nessuno si è posto il problema di chi tutela il diritto alla vita che a Taranto è compromesso come confermano i drammatici dati sulla mortalità, specialmente tra i bambini».

 

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