Yara. Bossetti spiega la sua versione del DNA

BERGAMO – Lampade e discoteca, ma anche il dubbio di un secondo uomo e la sua spiegazione sulla presenza del suo dna sugli indumenti di Yara Gambirasio. Sono diversi gli argomenti trattati nel corso dell’interrogatorio di ieri, 8 luglio, del pubblico ministero Letizia Ruggeri nei confronti di Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello in carcere dal lunedì 16 giugno con l’accusa di aver ucciso la 13enne di Brembate Sopra.

È durato quasi tre ore il colloquio richiesto dallo stesso Bossetti (che finora si era sempre avvalso della facoltà di non rispondere), attraverso i suoi avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, «per chiarire alcune illazioni sul suo conto diffuse in questi giorni dagli organi di stampa».  Secondo alcune indiscrezioni durante l’interrogatorio la pm Ruggeri avrebbe chiesto al carpentiere se avesse un secondo nome da fare. Sempre secondo le indiscrezioni, infatti, era stato lo stesso carpentiere lunedì a riferire alle guardie del carcere di voler fare il nome di un altro uomo. Una situazione non confermata né dal pubblico ministero, nè dai legali dell’imputato.

All’uscita dal penitenziario di via Gleno gli avvocati hanno invece confermato che Bossetti ha replicato ad alcuni articoli giornalistici sulla sua persona. A partire dal particolare delle lampade a cui si sottoponeva, pare almeno un paio a settimana, che ha voluto smentire. Così come ha negato che si recasse in una discoteca di Brignano Gera d’Adda a ballare latino-americano.  «È una persona che pensa solo al lavoro e alla famiglia» ha spiegato Silvia Gazzetti, che ha poi aggiunto: «Il mio assistito ha ribadito con fermezza la sua innocenza e ha risposto con serenità a tutte le domande che gli sono state poste». Compresa quella sulle tracce del suo Dna trovate su leggins e slip di Yara: «Ha fornito una sua spiegazione anche per questo, ma per ora preferiamo non svelarla». 

Il pool difensivo ha poi annunciato che intende richiedere la ripetizione dell’esame del dna ritrovato sugli indumenti della ragazzina. Anche se non è chiaro se per stabilire se sia effettivamente di Bossetti, oppure per chiarire la presenza di altre persone e magari alleggerire la posizione di quello che finora è l’unico imputato.

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