Traffico di armi verso l’Iran, in cinque a processo a Milano

MILANO – Andranno a processo il prossimo 30 settembre davanti al Tribunale di Milano, con rito immediato, quattro iraniani e un italiano, il 75enne Alberto Marchiori, arrestati lo scorso marzo nell’ambito dell’inchiesta del pm Adriano Scudieri con l’accusa di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata all’esportazione verso l’Iran di materiale ritenuto dagli inquirenti ‘dual use’ da impiegare anche in campo bellico.

La sesta persona per la quale era stata emessa l’ordinanza di custodia cautelare è ancora latitante e, dunque, per questa posizione non è stato emesso il decreto di rinvio a giudizio, non ricorrendo le condizioni giuridiche per il rito immediato. L’inchiesta, coordinata anche dal procuratore aggiunto antiterrorismo Maurizio Romanelli, nasce da un’indagine della Guardia di Finanza di Como su un presunto traffico di materiale ‘dual use’, ovvero di prodotti industriali concepiti per un utilizzo civile ma che all’occorrenza possono essere adibiti ad uso bellico. Grazie a questa doppia valenza gli indagati avrebbero aggirato fraudolentemente le restrizioni alla vendita di armi all’Iran, rimaste ancora in vigore nonostante la fine dell’embargo decretata dagli Stati Uniti. Il presunto traffico sarebbe avvenuto, secondo quanto descritto nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ambrogio Moccia, per il tramite della Golden Way, una srl di Padova di cui risultava titolare Reza Hashemizad, uno degli arrestati. Con lui andranno a giudizio, se non decideranno prima di chiedere il patteggiamento di una pena, Russo Craig Soroudi, Habib Thoidi Sabet, Shirin Shaki e Marchiori. Seyedmohammadjavad Sadri Meher risulta invece al momento latitante.

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