Yara, l’angoscia della sparizione

ROMA – Yara è scomparsa in quei 700 metri che dividono il centro sportivo dove era uscita alle 18:30 per tornare a casa.

Solo questo si sa, finora non vi sono indicazioni dalle quali dedurre qualche indizio utile. L’unico ‘testimone’ un ragazzo di diciannove anni che aveva raccontato alla televisione di aver visto la ragazzina in compagnia di due uomini vicino ad una automobile con le quattro frecce lampeggianti, si  è rivelato fasullo ed stato denunciato a piede libero per procurato allarme.
Intanto la madre della tredicenne si è vista solo un attimo nel cortile dell’abitazione mentre stendeva i panni ed ha fatto un gesto triste a dei fotografi che come iene cercavano di attrarre ala sua attenzione. E questo non fa certamente onore a chi disumanizza la propria professione.

In questi momenti drammatici, soprattutto giornalisti e fotografi, dovrebbero avere un’attenzione particolare verso i familiari che vivono con angoscia la sparizione della loro figlia e sorella.
Secondo i dispacci delle agenzie finora non vi sono indizi e gli inquirenti non escludono nessuna pista. Vi è però una ‘stranezza’, un piccolissimo particolare battuto su un dispaccio di Adnkronos nel quale vengono riportate le parole del parroco don Scotti: “Cosa vuole che le dica … non posso dir nulla. I genitori di Yara, che conosco bene, mi hanno chiesto di non parlare. Di certo però non è la fuga di un’adolescente innamorata”. Perché i genitori di Yara hanno chiesto al prete di non parlare? Di non parlare di cosa? Certo potrebbe essere solo una frase senza senso, buttata a caso lì dal parroco, o raccolta male dal cronista … non si sa, ciò che si sa è che rimane un’angoscia che prende allo stomaco. Sappiamo che la sparizione di una persona amata provoca un’angoscia e un dolore inestinguibili: trasmissioni come Chi l’ha visto? o la tenacia della Madri de Plaza de Mayo argentine che reclamano i loro figli desaparecidos, durante la dittatura militare, tra il 1976 e il 1983, provano come la sparizione, forse più della morte, provochi stati psichici strazianti. È come se nella sparizione di una persona alla quale si è legati affettivamente si rivivessero fortissime sensazioni primarie che evocano qualcosa di molto profondo e difficilmente decifrabile.

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