La storia dell’abate Jacques Bardy. Il mostro di Parigi

VENEZIA – Tra i fascicoli polverosi degli archivi a volte si possono trovare alcuni tasselli che incastrandosi tra di loro compongono un puzzle molto complesso. In questo caso, alcune lettere ed alcuni libri dell’ottocento hanno ricostruito la vita di uno degli assassini più feroci della Parigi del Settecento. La sua storia si è persa nel tempo a causa dei roghi della Rivoluzione Francese ed il nostro racconto comincia proprio da quel momento.

Alcuni uomini e donne stanno urlando contro le guardie, le spingono e le chiudono in una cella, poi si dirigono verso un corridoio e cominciano a liberare la gente. E’ il 13 luglio del 1789, il giorno prima della presa della Bastiglia. Parigi in poche ore sarebbe stata messa a ferro e fuoco e quelle persone si sarebbero confuse tra la folla inferocita. A quei prigionieri fuggiti quel giorno nessuno ci pensa, son solo dei semplici ladruncoli, si trovano di fatto in una prigione correttiva. Invece, tra di loro c’è uno degli uomini più feroci del suo tempo. Si chiama Jacques Bardy, abate Bardy, di fatto è il priore di San Pietro del monastero di Le Puy en Velay e non è un comune ladro ma un pluriomicida. Ma perchè si trova in una prigione correttiva anziché in un carcere più sicuro?

L’abate de Bardy è originario di Montpellier e vive con sua madre e suo fratello Pierre Louis Bardy (1749-1787) in questa città. L’abate è già molto conosciuto per le numerose avventure scandalose. Un giorno, invaghito di una giovane donna, viene da lei rifiutato per uno studente di medicina. Folle di gelosia una sera d’estate attende il ragazzo e lo pugnala uccidendolo. Grazie al fratello e alla madre riesce ad avere un salvacondotto per Parigi e fugge. A Lyon conosce una donna che diventerà in seguito la sua amante. La vita scandalosa che comincia a condurre a Parigi mette però in cattiva luce la famiglia ed il fratello decide di partire per Parigi al fine di convincerlo a prendere del denaro pur di terminare questa vita sregolata. L’abate accetta e gli indica una casa dove incontrarsi. Ad attenderlo oltre a lui c’è anche l’amante, è il 15 gennaio del 1787. Tre giorni dopo Pierre Louis Bardy non è ancora tornato nel suo albergo e dell’abate e della donna non ci sono tracce. La polizia, allarmata, localizza la casa dove si sarebbero dovuti incontrare i due fratelli. La porta è chiusa ma in una stanza trovano il cadavere di Pierre Louis o meglio quello che resta di lui. La scena è raccapricciante e fece molto scalpore, non solo perchè si trattava di un fratricidio. Il fratello dell’abate, oltre ad essere stato decapitato, ha il corpo tagliato a metà ed altri parti del corpo son sparse per la stanza. Forse è stato ridotto cosi nel tentativo vano di nasconderlo. Iniziano subito le ricerche dell’assassino ma a Parigi non si trova. Dove è fuggito ? Dopo alcune indagini che lo indicano a Trieste e a Milano, si scopre in realtà che si trova a Venezia e si finge un mercante di pietre e di orologi.

22 gennaio 1787, giunge una lettera a Venezia. Il testo riporta “Si cerca il signor abate Bardy priore di San Pietro del monastero del Velay, di età di anni 31 in 32 alto cinque piedi, di faccia magrissima e segnato da vajuolo, occhi bigi, palpabre rosse, avendo il labro inferiore molto spesso, e di corpo esile, malvestito e mal calzato. Accusato di aver assassinato a Parigi il signor Bardy suo fratello, maestro nella camera dei canti a Montpellier. La donna Dulac ovvero Solier di età di anni 25 di taglia mezzana figura piccola e assai bella, capelli neri occhi neri e vivi, …Complice del detto assassino. Ha un domestico di nome Schmit di età di anni 35 di taglia cinque piedi e quatto pollici capelli figura grassa mal vestito …”
Venezia ha uno dei servizi segreti più potenti, una rete di spie che presto si attivano. Non è solo un semplice assassinio, è un francese che si nasconde a Venezia. Potrebbe scoppiare un caso diplomatico e quindi gli organi competenti si allarmano. I risultati non tardano ad arrivare.

Tale Fontana segnala al signor Sebastiano Combi, dell’Avogaria di Comun, che il sig. abate Bardy  è stato visto da alcune persone persone fidate nei giorni del 27 e 28 maggio, in due case particolari di Venezia. Sembra che sia a Venezia da almeno dieci o dodici giorni. Si è recato nei pressi della chiesa della Madonna dell’Orto, dove è probabile che abbia il suo alloggio. E’ stato avvistato anche nei pressi della chiesa dei Gesuiti. La sera del 29, in Piazza di San Marco, stava parlando francese con alcune persone, e si era seduto in uno dei due caffè della Sensa, precisamente quello dalla parte della chiesa di San Marco. Si sa che ha fatto molte volte il viaggio da Trieste a Venezia e da Venezia a Trieste, e che risiedeva normalmente proprio in quest’ultima città. Per quanto riguarda la donna, Saullier, che si fa chiamare anche Dulac, spesso usa anche un terzo nome. Le spie relazionano che  l’abate e la Saullier devono aver litigato e si sono separati. Il Fontana offre dettagli anche inerenti la vettura dell’abate, che  viene indicata nei contrassegni spediti dalla corte al suo ambasciatore a Venezia. La vettura è attualmente a Padova in un albergo presso la riva, ovvero il Porto. La Serenissima comunica tutto questo all’ambasciatore di Francia ed il 31 maggio arriva la risposta: “L’Ambasciatore di Francia, essendo informato in maniera a non poterne dubitare che il signor abbate Bardy accusato di aver assassinato suo fratello era a Venezia da più giorni e specialmente li 27, 28, 29 del corrente, prega Vostra Signora di voler dar gli ordini li più pronti e li più precisi per farlo arrestare e mettere in luogo di sicurtà, come pure la donna Soulier o Dulac complice del medesimo assassino. L’ambasciatore di Francia spera che Vostra Signoria e VV. EE vorranno in questa occasione secondare le intenzioni del Re, e mettere in esecuzione la promessa che hanno voluto fare colla loro memoria, 10 marzo passato, di far ricercare ed arrestare il detto abbate Bardy e la sua complice quando giungessero nei stati di questa Serenissima Repubblica.

Venezia li 31 maggio 1787”
Gli uomini sono pre allertati, le informazioni precise, non ci vorrà poi molto ed il 27 ottobre la Serenissima comunica: “Che per un nodaro ordinario della Cancelleria Ducale sia in questa sera fatto leggere e lasciato in copia all’ambasciatore di Francia quanto segue: Signor Ambasciatore
A tenor offerte fatte al nostro ufficio 11 agosto decorso, ed in pronta risposta della di lei gradita memoria d’oggi, le spiega il Senato d’aver rilasciato gli ordini opportuni, perche solecitamente sia consegnato nelle mani dell’indicato ser Du Tronchet, il retento Bardes; sarà egli perciò sotto buona guardia trasportato a Fusina ove si verificherà la consegna, mentre chè alla persona che venirà da lei incaricata per presentarsi all’officio degli Avvogadori di Comun saranno rimessi tutti gli effetti ritrovati presso il prigioniero, come pur la nota delle spese scorse in tale incontro.
Le raffermiamo come li contanti sentimenti di nostra considerazione ed affetto e da suo nel rimettersi in copia la memoria oggi presentata dall’ambasciatore di Francia ai diletti nostri Avvogadori di Comun, ed il relativo ufficio di risposta, sono concessi a tenor dei desideri spiegati da quel ministro di far solecitamente trasportar sotto buona guardia in Fusina il retento Bardy e di farlo ne soliti modi consegnare all’indicato signor Du Tronchet destinato a riceverlo. Sarà pur loro cura di far rimettere previe le opportune cauzioni a chi si presenterà per parte di quell’ambasciatore, tutti gli effetti ritrovati presso il prigioniero al memento del suo fermo, che che la nota di tutte le spese occorse in questo incontro, invigilando perchè formata sia in quelle discrete che si convengono. Giuseppe Giacomazzi”.

Venne cosi arrestato e consegnato l’abate ai Francesi. Concludiamo il racconto rispondendo alla domanda del perchè si trovava in una prigione per semplici ladri. Furono alcune voci che fosse un parente prossimo dell’avvocato generale Séguier a farlo graziare e finire nella casa della prigione correttiva, sebbene fosse stato condannato ad essere impiccato il 10 gennaio 1792. E’ probabile che riusci a fuggire durante la presa della Bastiglia anche se per alcuni durante i massacri di Settembre si trovava ancora a la Force, una prigione “leggera” riservata a ballerini ed attori insubordinati, in attesa di un beneficio d’appello. A la Force erano state portate durante la Rivoluzione le persone che avevano seguito la famiglia reale: la Principessa di Lamballe, la Marchesa di Tourzel, sua figlia Pauline, Madame Thibaut, Madame Navarre, Madame Saint Brice, Madame Bazire, tutte o quasi tutte massacrate a Settembre. Cosa sia stato dell’abate Bardy, non abbiamo certezza, ma ora grazie a questi documenti sappiamo della sua esistenza e del suo ultimo viaggio a Venezia.

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