Calcio. Scontri allo stadio Olimpico. Le polemiche non si placano

 

ROMA – Stamane alla Camera il ministro Angelino Alfano ha tenuto il tanto atteso discorso riguardante i gravi incidenti di sabato scorso allo stadio Olimpico di Roma nell’anticipo della finale di Coppa Italia. Il leader del Nuovo centrodestra ha dichiarato: “è infondato che il dispositivo di sicurezza abbia avuto lacune con l’impegno di 1486 uomini. Le forze di polizia hanno dovuto sedare la reazione dei supporter partenopei, convinti che responsabili del ferimento di Ciro Esposito fossero state le forze dell’ordine”.

 Il ministro dell’Interno ha basato il suo intervento chiarendo la posizione della polizia ma anche rispondendo alle varie voci e testimonianze che hanno accompagnato la vicenda fino ad oggi; una su tutte, la testimonianza di una seconda pistola brandita da un “uomo con il casco” che pare abbia sparato in alto, quindi catalogata come un possibile lanciarazzi. Il fatto non risulta comunque al questore di Roma Massimo Maria Mazza che ha ribadito: “E’ stata ritrovata una sola pistola e a quanto ci risulta è l’unica arma con cui sono stati esplosi i colpi. Tutto è contenuto nell’informativa che abbiamo reso alla Procura”. Anche la Procura ha successivamente smentito.  Alfano ha escluso “la partecipazione all’azione violenta” delle forze dell’ordine, specificando che “si sta comunque accertando se De Santis – principale indiziato per il tentato omicidio –  abbia agito da solo o meno”. “De Santis risulta da qualche tempo lontano dalla tifoseria attiva e non è inibito da provvedimenti restrittivi” ma nei suoi confronti “sono comunque emersi evidenti elementi di responsabilità per il ferimento dei tre supporter napoletani”, ha aggiunto Alfano. 

“Non ho sparato io ma non sono nelle condizioni di poter ricordare cosa è accaduto”. Così l’ex ultrà della Roma Daniele De Santis ha risposto al Gip nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia. Nel pomeriggio però, lo stesso Giudice per le indagini preliminari ha convalidato l’arresto sia per lui che per un altro tifoso, questa volta del Napoli, Alfonso Esposito, per rissa.

Sono state rese pubbliche anche le condizioni della vittima Ciro Esposito, ricoverato al Gemelli di Roma. La situazione è stabile ma ancora critica: “il quadro clinico è stazionario – spiega il bollettino medico diramato dal Policlinico – senza alcun peggioramento. Le condizioni comunque permangono critiche e necessitano la prosecuzione dell’assistenza farmacologica e strumentale alle funzioni vitali”.

Se da una parte Angelino Alfano protegge gli addetti alla sicurezza, smentendo anche tutti quelli che urlano allo scandalo per aver lo Stato trattato con il figlio di un camorrista, dall’altra arrivano le forti e pesanti dichiarazioni del presidente del Coni Giovanni Malagò: ”chiamatela trattativa o dialogo. La comunicazione c’è stata tra il capitano del Napoli, le persone preposte alla sicurezza e il tifoso. Purtroppo c’è stata anche in passato e io da presidente del Coni, e noi, non possiamo accettarla”. Queste le parole del numero uno dello sport italiano nel corso del Consiglio Nazionale, che ha ricordato come altri paesi, come l’Inghilterra, abbiano trovato una soluzione efficace, definitiva e duratura. “Basta vedere quello che ha fatto la Thatcher con gli hooligans. Punto. Questo bisogna fare. Io non legifero, auspico che questo avvenga”, sottolineando poi la sua volontà: “desidero l’immediatezza delle pene senza che possano essere poi rivisitate da chi è stato preso in flagrante. Anche I fischi durante l’inno mi hanno addolorato. Fa da contraltare alle quasi 5 mila persone che c’erano alla finale della pallavolo tra Perugia e Macerata, dove tutte le due tifoserie cantavano a squarciagola l’inno”.

Le critiche arrivano anche dal mondo dell’informazione, in particolare da una sua colonna portante come Enrico Mentana. Il direttore del tg La7 ha “bacchettato” in diretta il comportamento del ministro dell’interno paragonandolo a Genny a’Carogna, inoltre ha poi commentato il Daspo di 5 anni dato al tifoso: “dire ‘Speziale libero’ può essere doloroso per tutti coloro che sanno cos’è successo all’agente Raciti, ma non è di per sé un reato, anche perché chiedere la libertà di una persona che viene condannata o sta per essere condannata non è qualcosa che dovrebbe suonare nuovo neanche al ministro dell’Interno”. A seguito di tali parole ha riportato alla mente dei telespettatori l’immagine dei deputati e senatori di Forza Italia, capeggiati proprio da Alfano, che nel marzo dello scorso anno manifestarono al Palazzo di Giustizia di Milano per esprimere il sostegno a Silvio Berlusconi per “l’emergenza democratica”. Mentana ha poi aggiunto: “A volte si può anche manifestare per chiedere la libertà di una persona che si crede innocente”. Il giornalista ha poi continuato la sua denuncia chiedendosi in una serie di domande retoriche il motivo di una condanna così spiccata alla “Carogna”. “Qual è il reato – ha chiesto -, aver parlato con funzionari dello Stato? Perché stava sulla rete di recinzione e l’ha scavalcata? E’ un po’ troppo”. In altre partite, ha detto ancora il giornalista, “abbiamo visto scene simili senza misure altrettanto drastiche. O non sarà per la maglietta, di cui si impone che non facciano uso gli altri tifosi questa sera?”. Il sarcasmo e il disappunto di Mentana a questo punto sembrano quasi non aver fine: “Quindi, ricapitoliamo: dopo una vera e propria sparatoria fuori dallo stadio, la finale di Coppa Italia si è giocata solo dopo che le autorità di sicurezza sono andate a chiedere l’ok – sotto gli occhi di sessantamila persone – a tale Genny ‘a carogna, capo degli ultras del Napoli, che indossava una maglietta con la scritta “Speziale libero”. Speziale è l’ultras del Catania che uccise l’agente di polizia Raciti alcuni anni fa allo stadio Cibali. Lo dovrebbe ricordare molto bene l’ex procuratore di Palermo e ex superprocuratore antimafia Pietro Grasso, presidente del senato che stasera era allo stadio, a rappresentare insieme al premier Renzi uno Stato mai così platealmente umiliato, davanti a molti milioni di persone. E del resto – prosegue il giornalista – dopo aver chiesto il permesso ai capi tifosi di giocare la partita, le nostre autorità hanno potuto assistere allo spettacolo dell’inno di Mameli fischiato ininterrottamente da mezzo stadio. La Coppa l’ha vinta con merito il Napoli. Su chi ha perso stasera purtroppo non ci sono dubbi”.

                                                                                                                                                                Marco Harmina

 

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