Mose. Il sindaco di Venezia torna in libertà, ma resta indagato

VENEZIA – Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni ha patteggiato con il gip 4 mesi ottenendo così la revoca degli arresti domiciliari. Tuttavia il primo cittadino lagunare resta  ndagato per finanziamento illecito nell’ambito dell’inchiesta Mose. 

Il provvedimento dovrà ora essere esaminato dal gup.  Il sindaco , dopo la disposizione, è  arrivato a Cà Farsetti sede del Comune dove  è stato accolto da un applauso dai suoi dipendenti. Giornalisti e cineoperatori lo attendevano per la conferenza stampa.

Orsoni h”a precisato che non si dimetterà. Poi ha aggiunto di aver sempre operato a favore della città: “mi sono fatto molti nemici e forse questo è lo scotto che ho pagato”. Su quanto detto dall’ex presidente di Cvn riguardo a soldi che gli avrebbe portato a casa in una busta dichiara “Giovanni Mazzacurati è un millantatore”. Ha detto di non aver mai immaginato “che venissero utilizzati sistemi illeciti” per la sua campagna elettorale nel 2010. “Non potevo sapere che i fondi fossero illeciti e su come le aziende del Cvn reperissero quel denaro”.  

Infine, ha aggiunto il sindaco :«Il provvedimento è stato revocato su istanza dei miei legali, anche a seguito delle dichiarazioni che ho reso davanti ai pm lunedì scorso».  «Non ho patteggiato», ha detto. In realtà, l’accordo raggiunto tra i pm e i difensori di Orsoni sui quattro mesi di reclusione dovrà essere ratificato dal gup, che dovrà verificare la congruità della pena, prima di essere effettivo.

Intanto si levano voci contrarie contro Orsoni, che dovrebbe dimettersi da sindaco.  Come espresso da  il senatore del Pd Francesco Russo: «Lo dico senza mezze misure. Giorgio Orsoni non può continuare a fare il sindaco di Venezia. Il Pd su questo tema deve dare un segnale chiaro, forte e inequivocabile».  

«Ne va – prosegue l’esponente lettiano dei dem – della nostra credibilità. Lo dobbiamo a tutti quei cittadini che credono in noi e che continuano a chiederci a gran voce di costruire un Paese migliore. Non possiamo permetterci di tradire la loro fiducia. Abbiamo il dovere di mantenere il timone dritto. Con mano salda».

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