Professione, Assistenti sociali: “ancora aggressioni, paghiamo le conseguenze di un diffuso clima di tensione”

L’ultimo episodio in Toscana, dove un’assistente sociale è stata colpita con numerosi pugni; un’altra – pochi giorni prima – sequestrata per un’ora in una città del Mezzogiorno

ROMA –  “L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è avvenuto in Toscana, a Prato, pochi giorni fa, quando un’assistente sociale in servizio presso la locale Asl è stata prima aggredita verbalmente e poi colpita violentemente più volte al volto da una cittadina in carico ai Servizi dovendo poi ricorrere alle cure dei sanitari. Un episodio che si affianca ad altri già visti in molte regioni del nostro Paese: almeno cinque nelle ultime settimane riportati dalla stampa per la loro gravità. Questi episodi mostrano chiaramente come contro questi professionisti si scarichino tensioni, malumori e aspettative disattese in modalità che sempre più frequentemente prendono la forma di aggressioni fisiche con danni a volte gravi e permanenti.”

Così Gianmario Gazzi, Presidente del Consiglio nazionale degli Assistenti sociali sulle recenti aggressioni subite contro colleghi dei Servizi sociali.

“Nei nostri servizi si scarica evidente la sfiducia e la rabbia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Paghiamo le conseguenze – dice ancora Gazzi – di un diffuso clima di tensione che, in un crescendo che sembra fuori controllo, circonda il lavoro di quanti operano nei Servizi sociali. Episodi che mostrano, ancora una volta, come sia anche necessario attivare nuovi sistemi organizzativi e strategie metodologiche per il trattamento dei casi più delicati e potenzialmente più pericolosi così da gestire meglio le criticità, oltre che l’ormai ineludibile necessità di investimenti in risorse professionali e in servizi.”

E sull’episodio di Prato interviene anche la Presidente dell’Ordine degli Assistenti sociali della Toscana, Laura Bini.

“A questo episodio se ne affiancano altri, accaduti sempre in Toscana. Episodi che non sembrano scuotere le coscienze e le sensibilità dei cittadini e degli stessi operatori dell’informazione: troppe volte, infatti, vengono derubricati a banali liti che degenerano, con una sottolineatura ulteriormente riduttiva quando accompagnati da un colorito “tra donne”, se le protagoniste – come nel caso di Prato – sono, per l’appunto, due donne. Siamo in presenza, invece, di episodi che testimoniano sofferenza e tensioni sociali ma anche un clima di squalifica che troppe volte circonda il nostro lavoro e che le istituzioni farebbero bene a non sottovalutare.”

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