Illeciti in Camera Commercio Napoli, arresto presidente Unimpresa

NAPOLI  – Il presidente di Unimpresa (associazione che riunisce le micro e le piccole imprese) e gia’ consigliere della Camera di Commercio di Napoli, Paolo Longobardi, e’ stato arrestato insieme ad altre due persone (Vincenzo Longobardi e Raffaele Ottaviano, presidente della sezione dell’associazione a Napoli) nell’ambito di una indagine su progetti mai realizzati, ma per i quali ha percepito contributi dell’ente camerale.

Contestualmente eseguito un decreto di sequestro preventivo beni per 1,2 milioni di euro nonche’ un sequestro a carico di altri 4 indagati. L’indagine, coordinata dall’aggiunto Alfonso d’Avino, e parallela a una avviata dalla Corte dei Conti della Campania, ha preso in esame le spese apparentemente legate a 60 progetti di pubblico interesse per la tutela dei mercati e dei consumatori o la promozione di artigianato (da ‘La legalita’ come investimento nella promozione e sviluppo territoriale’ a ‘La zeppola di San Giuseppe, riconoscimento di un prodotto tipico napoletano’) in realta’ mai iniziati e portati a termine. Tuttavia per questi progetti e’ stata presentata una documentazione che giustificasse i contributi percepiti, per i pm falsa, mentre gli stanziamenti dell’ente camerale erano dirottati direttamente a vantaggio degli indagati o a societa’ loro riconducibili

Vincenzo Longobardi e’ il figlio di Paolo. Il gip di Napoli ha riconosciuto il beneficio dei domiciliari a tutti e tre i destinatari del provvedimento restrittivo in carcere. Per la procura, che ha avviato le indagini a fine 2015 dopo una fase di fibrillazione in Camera di Commercio legata al rinnovo dei vertici per cui ci fu un esposto per la verifica del numero degli associati, la dimostrazione della natura fittizia dei progetti per cui l’ente erogava i contributi e’ connessa alla falsificazione di firme sulle ricevute di pagamento per prestazioni o collaborazioni di terzi, fatture per operazioni inesistenti, rendiconti spesa non veritieri. La frode in alcuni casi era completata dichiarando come aperti sportelli informativi del progetto in Comuni. Anche i piani finanziari di questi 60 progetti finiti sotto la lente della magistratura in molti casi si sono rivelati identici. Nemmeno mai realizzate le pubblicazioni che facevano parte del programma, di cui in alcuni casi la Camera di Commercio ha anche finanziato l’aggiornamento. Infine, nella rendicontazione presentata, in alcuni casi erano allegati assegni utilizzati per l’acquisto di beni o servizi che nulla avevano a che fare con il progetto finanziato. D’Avino, in una nota, sottolinea anche come sia stata riscontrata “l’assoluta assenza di controlli” da parte delle strutture camerali competenti, anche con “la consapevole complicita’ di alcuni infedeli dipendenti camerali”. Il reato contestato agli indagati e’ quello di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

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