Garlasco, si riapre il processo

MILANO  – A nove anni di distanza si potrebbe riaprire a Brescia il processo per l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.

Il si’ da parte del procuratore generale di Milano Roberto Alfonso che ha ritenuto fondata l’istanza di revisione del processo presentata dai legali di Alberto Stasi e trasmessa alla Corte d’Appello di Brescia, e’ venuto nel giorno in cui e’ emerso il nome di un indagato dalla Procura di Pavia per l’omicidio: Andrea Sempio, impiegato e all’epoca del delitto poco piu’ che maggiorenne. La richiesta di rifare tutto daccapo era stata avanzata nei giorni scorsi dai difensori di Stasi, detenuto a Bollate dopo la condanna definitiva a 16 anni di carcere, sulla base di indagini difensive da cui emergerebbe che sotto le unghie di Chiara ci fosse il dna di Sempio. Ora il pm Mario Venditti, gia’ magistrato antimafia a Milano, potrebbe convocare il nuovo indagato per dargli la possibilita’ di spiegare quali fossero i suoi rapporti con Chiara. Per lui sarebbe il terzo confronto con gli inquirenti, il primo da indagato seppure come ‘atto dovuto’, dopo l’esposto e con tutte le cautele del caso perche’ per adesso si parla solo di una presunta prova genetica nemmeno utilizzabile per il legale di parte²civile in quanto il dna non sarebbe stato sufficiente alla comparazione ed era “degradato”.

Sempio venne sentito come testimone in due occasioni. Una prima volta accadde nei giorni concitati delle indagini subito dopo il crimine, nell’estate del 2007, quando mise a verbale di frequentare la villetta dei Poggi per via della sua amicizia con Marco ma di non avere rapporti con Chiara. Una seconda, circa un anno e mezzo dopo. I legali di Stasi, nel loro tentativo di far riaprire le indagini, valorizzano la possibile contraddizione tra l’ipotizzata presenza di dna di Sempio sotto le unghie della ragazza e il fatto che lui negasse di frequentarla all’epoca. Su questo la Procura di Pavia dovra’ fare le sue valutazioni anche se il primo aspetto da risolvere sara’ stabilire se il dna sia stato acquisito correttamente dalla difesa, attraverso un’agenzia privata d’investigazione, e se l’esame sia ripetibile, come sostenuto dagli avvocati Fabio Giarda e Giada Boccerai. La traccia genetica gia’ analizzata nel 2014 era stata ritenuta nella perizia chiesta dai giudici dell’appello ‘bis’ troppo ‘rovinata’ per poter essere considerata scientificamente valida. Non la pensano cosi’ i difensori di Stasi che si sono affidati a un altro genetista e che sostengono la piena coincidenza tra i due dna a confronto e rilevano come in alcuni dei 9 reperti estrapolati il dna sia “pulito” e bene leggibile. L’ultima parola se varra’ la pena riaprire un iter processuale tormentato e faticoso, con gia’ sei giudizi alle spalle, spettera’ alla Corte d’Appello di Brescia dopo una meticolosa analisi dei nuovi elementi raccolti dalla Procura di Pavia. -á L’esposto che ha dato origine alla nuova inchiesta era stato firmato dalla mamma di Alberto, Elisabetta Ligabo’, che ha sempre sostenuto l’innocenza del figlio. “Il nostro obiettivo – avevano spiegato gli avvocati Fabio Giarda e Giada Bocellari in conferenza stampa – non e’ solo far scarcerare Alberto, ma anche arrivare alla verita’. Per questo vogliamo la revisione del processo”.  

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