Berlusconi e figlio indagati a Roma

ROMA  – La procura di Roma ha messo sotto indagine il premier Silvio Berlusconi, il figlio Pier Silvio, l’uomo d’affari egiziano-statunitense Frank Agrama e alcuni manager del gruppo Fininvest, in uno stralcio del procedimento milanese sulla compravendita di diritti tv e cinematografici da parte di Mediaset, finito a Roma per competenza territoriale.

Lo riferiscono fonti giudiziarie, aggiungendo che sono stati notificati al presidente del Consiglio e al figlio gli inviti a comparire per il prossimo 26 ottobre.
Il reato ipotizzato è frode fiscale in relazione ai bilanci di Rti (società che appartiene a Mediaset), con sede legale a Roma, relativi agli anni 2003-2004.
Il fascicolo romano è stato aperto dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal pm Barbara Sargenti e tra gli indagati oltre a Berlusconi padre e figlio e ad Agrama, ci sono Andrea Goretti, Giorgio Dal Negro e Daniele Lorenzano, all’epoca dei fatti manager del gruppo o consulenti.

Attualmente i processi al premier sono sospesi grazie alla legge sul legittimo impedimento, sulla quale la Corte Costituzionale è chiamata a esprimersi il prossimo 14 dicembre.
Al centro del processo sui presunti fondi neri Mediaset, in cui il premier è imputato a Milano per frode fiscale e falso in bilancio, ci sono le indagini sulla compravendita di diritti cinematografici e televisivi di società Usa per 470 milioni di euro, che sarebbe stata effettuata da Fininvest attraverso due società off- shore.
I PROCEDIMENTI A MILANO
La procura di Milano ipotizza che major americane abbiano venduto i diritti alle due società off- shore, le quali li avrebbero poi rivenduti con una forte maggiorazione di prezzo a Mediaset allo scopo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri a disposizione di Berlusconi.

“I diritti cinematografici oggetto dell’inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato e tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge”, ha detto oggi Mediaset in una nota, precisando che “si tratta sostanzialmente di una duplicazione per anni diversi del medesimo processo pendente presso il Tribunale di Milano”.
Secondo la società, inoltre, “la documentazione dimostrerà la totale estraneità di Pier Silvio Berlusconi e degli altri dirigenti coinvolti alle accuse ipotizzate di frode fiscale”.
Tutti gli imputati hanno sempre respinto le accuse.
La vicenda Mediatrade — che si trova in fase di udienza preliminare, sospesa il 24 giugno sempre per il ricorso alla Consulta sul legittimo impedimento — è l’ultimo filone nato dal procedimento principale sulla compravendita dei diritti tv.
La procura sostiene che Berlusconi sia stato il socio occulto di Agrama allo scopo di sottrarre denaro a Fininvest e poi a Mediaset per occultarlo all’estero ai danni di azionisti, fisco Usa e italiano. L’accusa ipotizza che Agrama acquistasse i diritti dalle major americane, li rivendesse a Fininvest e poi a Mediaset a prezzi gonfiati, e infine versasse gran parte del surplus della vendita in conti esteri nella disponibilità dei manager Mediaset.
In questo caso le imputazioni nei confronti del premier sono il concorso in una appropriazione indebita da 35 milioni di euro e frode fiscale per circa 8 milioni. Oltre a Berlusconi e Agrama, fra gli imputati figurano Confalonieri, il figlio del premier e vicepresidente del gruppo Pier Silvio Berlusconi e altre otto persone.
Le società e tutti gli imputati hanno sempre respinto le accuse.

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