Roberto Saviano e quella polemica su Croce finita in carte bollate

Anche Roberto Saviano a volte s’arrabbia. Ed anche di brutto, visto che ha citato in giudizio l’editore del «Corriere del Mezzogiorno» per una vicenda giornalistica che, per la verità, non presenta nulla di molto rilevante, tanto da giustificare carta bollata e avvocati.

Tutto è nato da uno dei suoi racconti televisivi, in una puntata di «Vieni via con me», tramessa un anno fa, ma, in precedenza, già riportato in un reportage apparso sul «La Repubblica» del 14 aprile 2009, nel quale l’autore di «Gomorra» riferiva del drammatico terremoto abruzzese di Casamicciola del 28 luglio1883 in cui Benedetto Croce perse tragicamente la sorella e i genitori. Rimasto sepolto dalle macerie, fu salvato da coraggiosi soccorritori, ai quali il giovane Benedetto regalò 100 mila lire, così come gli avrebbe suggerito il padre durante la sua agonia (erano uno accanto all’altro sommersi dai calcinacci, secondo la versione di Saviano).

L’episodio fu smentito da una lettera di Marta Herling, segretario dell’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli e nipote del grande filosofo italiano, pubblicata sul «Corriere del Mezzogiorno» l’8 marzo 2011, nella quale riportava il racconto di quegli attimi terribili fatto dallo stesso Croce e tratto dalle «Memoria della mia vita», che fornisce una versione completamente diversa da quella televisiva. In particolare, Croce non riferisce dell’invito paterno, fatto sotto le macerie poco prima di spirare, di offrire centomila lire ai soccorritori. Una cifra peraltro altissima per i tempi, se si pensa che il papa Leone XIII stanziò per quel terremoto ventimila lire.

Le fonti di Saviano sono tuttora sconosciute. Secondola Herling potrebbe essere stata ripresa la versione di un turista tedesco presente a Casamicciola nel 1883, che sentì qualcuno sotto le macerie offrire quella cifra e riferita in un libro recentemente pubblicato o, come suggerisce il direttore del «Corriere del Mezzogiorno» Marco Del Marco, potrebbe trattarsi di una versione anonima diffusa prima in un vecchio articolo di Ugo Pirro e poi in un libro di Carlo Del Balzo pubblicato poco dopo il sisma.

Per la verità la Herling ci è andata giù dura quando ha suggerito la sua interpretazione del racconto dello scrittore napoletano, sottolineando come «nel messaggio che Saviano ci vuole comunicare e imporre, questo fa intendere: “mazzette” allora per i terremoti, “mazzette” oggi, la storia si ripete e soprattutto si perpetuano i grandi mali del nostro Mezzogiorno». Difficile pensare, innanzitutto, che Saviano voglia imporre qualcosa a qualcuno ma, soprattutto, che abbia rispolverato quel racconto per asseverare che, nel Sud, le mazzette e le estorsioni ci sono sempre state e non hanno risparmiato nemmeno uno dei personaggi illustri della cultura italiana del Novecento.

Quest’ultima, eccessiva accusa della Herling ha comunque scatenato l’ira di Saviano, che ha citato l’editore del «Corriere del Mezzogiorno» chiedendo un risarcimento di 4,7 milioni di euro per danni morali e patrimoniali. Ora Marco Del Marco (non citato in giudizio da Saviano), si appella a quanto scrisse poco tempo fa l’autore di «Gomorra»: «Spero che tutti abbiano il desiderio e la voglia di pretendere che nessuna domanda possa essere inevasa o peggio tacitata con un’azione giudiziaria. È proprio attraverso le domande che si può arrivare a costruire una società in grado di dare risposte». Bello sarebbe bruciare la carta bollata e organizzare una tavola rotonda fra i protagonisti di questa polemica. Nel nome di Benedetto Croce.

Condividi sui social

Articoli correlati