Francia. L’ultima Bastiglia di una sinistra in disarmo

ROMA – Un tempo, a Parigi, la Bastiglia era l’emblema stesso della conservazione e del sopruso. Oggi, invece, per la disastrata sinistra di Hollande la capitale francese rischia di trasformarsi essa stessa nell’ultima Bastiglia di un governo in disarmo, come se dalla trionfale vittoria elettorale del 7 maggio 2012 fosse trascorsa un’era geologica e non meno di due anni.

Perché, pur con la morte nel cuore, bisogna ammettere che Hollande, in questi anni, ha deluso. Tralasciando le sue vicende personali, che pure hanno contribuito a fornire l’immagine di un presidente libertino e inaffidabile, a pesare maggiormente sulla disfatta socialista alle Amministrative ha provveduto l’inconsistenza di un esecutivo, oggettivamente, troppo lento e indeciso, tentennante nel varare le riforme necessarie per rimettere in moto una Nazione abituata ad essere la seconda economia d’Europa e oggi azzannata dai morsi della crisi e nel dimostrare di essere autenticamente di sinistra, tra le gaffe in politica estera (clamorosa quella sulla Siria dello scorso settembre) e le sparate di personaggi ambigui quali l’attuale ministro dell’Interno, Valls.

I difetti che hanno condotto la sinistra al disastro

Ed è proprio qui che deve stare attento François Hollande perché, se commettesse l’errore decisivo di sostituire il deludente primo ministro Ayrault con lo scalpitante Valls, l’immagine dell’esecutivo risulterebbe definitivamente compromessa. Valls, infatti, incarna tutti i difetti che hanno condotto la sinistra al disastro negli ultimi vent’anni: innanzitutto, è un populista di vaglia, pronto a cavalcare il malcontento della popolazione e ad assecondarne gli istinti peggiori, compresi quelli legati a un velato razzismo contro stranieri e minoranze etniche; in secondo luogo, ha dimostrato di essere pronto a tutto pur di arrivare al potere, non assumendosi nessuna responsabilità nella catastrofe elettorale del proprio partito e puntando unicamente a rafforzare la sua immagine e il suo prestigio personale; infine, non ha una sola idea che abbia qualcosa a che vedere con un compiuto pensiero di sinistra ed è stato addirittura un massone affiliato al Grande Oriente di Francia (GODF) di cui ora, a suo dire, non sarebbe più un membro attivo.

Non ci si può affidare a yuppies presuntuosi senza idee  e senza valori

Se davvero Hollande dovesse essere così ingenuo da lasciare la guida del governo nelle mani di un personaggio del genere, nulla potrebbe più ostacolare l’ascesa al potere di Marine Le Pen, uscita rafforzata da questa tornata elettorale e lanciatissima in vista delle Europee, alle quali, stando ad alcuni sondaggi, il Front National potrebbe addirittura risultare il primo partito. Perché siamo sempre lì : se la sinistra continua ad affidarsi, a livello globale, a yuppies presuntuosi che con i suoi valori, le sue idee e le sue tradizioni storiche c’entrano poco o nulla, giustamente perde, per il semplice motivo che non c’è una sola ragione per la quale un elettore, magari in difficoltà, magari senza lavoro o con un salario che non gli permette di arrivare serenamente a fine mese, dovrebbe affidarsi a una forza che dice di essere progressista ma in realtà è conservatrice, schierata dalla parte dei poteri forti, intrinsecamente liberista e addirittura pronta a sposare le cause più abiette delle forze populiste e xenofobe pur di conquistare voti che dovrebbe, al contrario, avere la forza morale di rifiutare con sdegno. 

Hidalgo vince delineando  un modello di città alternativo a quello della sua avversaria

Piuttosto, se davvero vuole rilanciarsi e ridare smalto a un’azione di governo fin qui deludente, Hollande prenda esempio da Anne Hidalgo, neo-sindaco di Parigi, capace di delineare un modello di città radicalmente alternativo rispetto a quello della sua avversaria e, dunque, positivo, chiaro, riconoscibile. Mentre la Kosciusko-Morizet tentava, in ogni modo, di convincere i parigini della bontà del modello liberista, basato sulla frenesia, sui negozi sempre aperti, su ritmi di vita sfiancanti che sono, in realtà, la negazione della vita stessa, la Hidalgo rispondeva prospettando una Parigi più lenta, più umana, più ecologica, in poche parole più vivibile. E, naturalmente, ha vinto perché quando la sinistra non si vergogna di se stessa e dice qualcosa di sinistra, si rivela l’unica forma di promozione umana e culturale possibile e, pertanto, viene incontro ai bisogni e alle esigenze di una popolazione stremata, stanca di veder calpestati i propri diritti, stanca di essere impoverita dallo strapotere della finanza speculativa a scapito dei salari e dell’economia reale, stanca di vivere in città inquinate e invivibili, stanca di non avere nemmeno un attimo di tempo per dedicarsi a sé, alle proprie passioni, ai propri hobby, alla propria famiglia.

Una sinistra a misura delle donne e degli uomini e di comunità

Una sinistra a misura delle donne e degli uomini  e di comunità: questo è stato il modello vincente di Anne Hidalgo, l’opposto della sua sfidante e, purtroppo, l’opposto del collega Valls, la cui effimera popolarità rischia di rivelarsi dannosissima per un partito che ha perso malamente in mezza Francia e ha un assoluto bisogno di ripensarsi e ripartire da un progetto in grado di sfidare apertamente la Le Pen e il suo programma aberrante.

Entrando nel merito delle proposte politiche, ci auguriamo, ad esempio, che l’annunciato rimpasto di governo porti alla ribalta figure capaci di opporsi fermamente a questo proposito autoritario della leader del Front National: “Il rifiuto di sovvenzionare le associazioni politicizzate o comunitariste è un atto politico, come lo è la difesa dei piccoli commercianti, o la lotta alla trasparenza”. E ancora, alla domanda su quali siano “le associazioni politicizzate”: “Quelle che si schierano nelle elezioni. Se la Lega dei diritti umani diffonde un volantino per votare pro o contro qualcuno, vuol dire che è politicizzata. Perché allora non si costituisce in partito? Le associazioni possono assumere posizioni politiche; ma nel momento in cui chiedono sovvenzioni pubbliche hanno l’obbligo di rispettare certi paletti”. 

Le idee folli, repressive, del Front National

Idee folli, repressive, che negano subdolamente la libertà d’opinione ai dissidenti e, di fatto, il loro stesso diritto di associarsi e battersi contro i soprusi e la malvagità dei ceti dominanti; idee che spesso fanno scuola e si diffondono a macchia d’olio; idee, quelle  del Front National che incarnano una torsione repressiva e poliziesca della democrazia fino a distruggerla e incenerirla dall’interno. In poche parole, idee contro le quali la sinistra deve gridare con voce stentorea, denunciandole per la feccia che rappresentano e proponendosi come interprete di un modello di società e di sviluppo esattamente opposto, basato sulla rivendicazione del concetto di comunità e sul pieno riconoscimento dei diritti di tutti i dissidenti e di tutte le minoranze.

Per questo, in questa stagione di decadimento complessivo dell’Occidente, Anne Hidalgo rappresenta una delle ultime bastiglie cui aggrapparsi. Se l’alternativa elettorale nel 2017 dovesse essere tra Valls e la Le Pen, torneremmo difatti in un contesto socio-politico molto simile a quello del 1938 e il resto è storia nota.

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