Divorzio breve, ok dalla Camera. Un segno di civiltà e di progresso

 

ROMA – L’approvazione da parte della Camera della riduzione dei tempi di separazione per ottenere il divorzio costituisce un importantissimo passo in avanti nella gestione della vita delle coppie che intendono porre fine al loro matrimonio. 

Dagli attuali tre anni di separazione si passa a 12 mesi in caso di conflitto tra i coniugi ovvero 6 mesi in caso di accordo, per ottenere il divorzio. Il termine, viene computato, altra importantissima innovazione, dalla notifica del ricorso e dati i tempi infiniti della giustizia italiana si tratta di un particolare di una certa rilevanza.  Il testo licenziato da uno dei rami del Parlamento, inoltre, non fa differenza tra coppie con i figli e coppie senza figli, come invece indicavano precedenti proposte di legge e, particolare molto importante, potrà trovare applicazione anche per i procedimenti in corso.

La riforma in questione era attesa da moltissimi anni dagli addetti ai lavori, ma soprattutto dalle famiglie e dalle persone che, sotto la precedente normativa, si vedevano costrette a sopportare il peso di una fase della vita già di per sé complicata e difficile e resa ancora più insopportabile dalle difficoltà di vedersi riconoscere in tempi rapidi una nuova definizione nei rapporti. Gli aspetti di pregio della suddetta riforma, che certo affronta solo una parte degli aspetti problematici dell’intero diritto di famiglia, sono di vario tipo. Prima di tutto la possibilità di ottenere in tempi rapidi, che corrispondo poi alle necessità della vita moderna, un nuovo status giuridico personale sul quale orientare le proprie scelte, rende certamente i cittadini meno infelici e frustrati. E’ ormai opinione consolidata, oltretutto, che il tempo è un fattore che può giocare negativamente sulla buona riuscita di una separazione equilibrata proprio perché, laddove non misurato, aumenta il senso di insoddisfazione e di malessere delle persone. Ciò incide anche sulla opportunità di poter progettare la propria esistenza non solo sul piano delle scelte personali, ma anche su quelle di carattere professionale ed economico che avranno un peso anche sul buon andamento dell’economia in generale.

L’altro aspetto di rilievo di questa recente riforma, che si auspica sia il primo mattone ad una più ampia, riguarda proprio il risparmio economico che si realizza sia per i soggetti privati che quelli pubblici. Un processo che dura, al massimo un anno certamente costerà a chi lo affronta molto meno di uno che ne dura tre, quattro o cinque anni. Ma anche lo Stato avrà pari beneficio perché, e l’istituzione che maggiormente impegna le risorse economiche affinché i cittadini possano esercitare i diritti che la stessa Costituzione riconosce. I tribunali saranno meno intasati da procedimenti di separazione e divorzio e potranno smaltire in tempi più rapidi l’enorme mole di contenzioso esistente.

La riforma in questione, infine, non fa differenza tra famiglie con o senza figli. Ritengo questa omogeneità di notevole importanza e totalmente condivisibile poiché differenziare il rapporto tra i coniugi da quello tra genitori e figli è doveroso. Si può divorziare tra coniugi, ma mai tra i genitori e figli e dunque l’averli tenuti fuori da una scelta che non li riguarda, benché anche su di loro ricadano alcune conseguenze, è segno di civiltà e di progresso.

 

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