Mondiali: Italia, errori e colpe ma anche quanti eccessi. Intanto, via agli ottavi

A quattro giorni dalla debacle brasiliana, con gli azzurri rientrati scornati e silenziosi, le polemiche continuano più che mai e sono sconfinate dalle questioni puramente calcistiche, quelle tecniche del campo di gioco, in quelle settoriali, dirigenziali, politiche e chi più ne ha più ne metta. 

Tutti contro tutti, nessuno escluso, con i colpevoli che sono tanti. 

Si era cominciato da Balotelli…

Già alla fine del primo tempo di Italia-Uruguay sembrava essere stato trovato il potenziale colpevole di una eventuale sconfitta in Balotelli, come,  poi, in effetti, è stato. Solo Adriano Galliani ha tentato una pietosa quanto interessata difesa del suo giocatore e non poteva essere altrimenti visto che il Balo è una voce patrimoniale importante per il Milan e la sua cessione già tanto probabile prima del mondiale adesso è diventata difficoltosa perché ci si chiede quale squadra acquisterebbe, per giunta a prezzi ridimensionati, un giocatore sicuramente svalutato dopo quanto visto in Brasile.  Dove, Balotelli era stato scaricato proprio da tutti, a cominciare da Prandelli che aveva impostato le convocazioni e il modulo di gioco solo in funzione sua, per seguire,  i compagni di squadra che, sia in privato che pubblicamente,  l’avevano criticato aspramente, per finire ai tifosi che, all’unanimità, in tutti i sondaggi dei media, lo avevano collocato al secondo posto dopo Prandelli fra i colpevoli del fallimento azzurro. Non sarà facile per Balotelli ricostruirsi un’immagine, dopo quest’occasione di visibilità mondiale sfruttata in malo modo.  

Prandelli primo colpevole della lista

Ma, quando una squadra o, nella fattispecie, una nazionale viene estromessa al primo turno da un torneo, a maggior ragione se trattasi di un mondiale, il primo responsabile non può che essere l’allenatore.

Fra le negatività dell’ex allenatore azzurro,tanto per cominciare, stendiamo un velo pietoso sul codice etico, di prandelliana invenzione, utilizzato a seconda della convenienza, del calciatore interessato, della squadra di appartenenza. 

Prandelli che, pure proveniva da un terzo posto nella Confederations Cup e da un secondo all’Europeo, nell’ultimo anno dedicato al premondiale, non è mai apparso sicuro di sé, certo  delle proprie convinzioni tecniche, rimandando sempre le scelte, allargando il numero dei candidati, illudendo tanti giovani (alcuni della serie B…) per arrivare all’ultimo giorno a conclusioni che avevano destato non poche perplessità. Quali ? Si convocano Abate e De Sciglio che molto poco avevano giocato nel Milan, il primo ignorato da Seedorf, il secondo infortunato,   insieme a un Paletta, mai apparso a livelli nazionali, e si lasciava a casa Ranocchia, uno dei pochi  interisti meritevoli e Criscito umiliato con un ironico paragone con Cabrini. Per settimane Prandelli elogia la ripresa di Rossi, fa giocare Destro, lasciando credere che almeno uno dei due sarà del gruppo e, poi, inserisce Insigne insieme a Cerci come attaccante esterno. Le altre punte sono Immobile e Cassano: giustificata   la presenza del primo in quanto capo cannoniere del campionato, accolta con qualche perplessità quella del secondo, ripescato dopo essere  rimasto fuori dalla nazionale per due anni. Con loro, ovviamente Balotelli, che viene confermato come unica punta, intorno al quale costruire il modulo. 

Già, ma quale modulo ? 

Ed è qui che il buon Cesare comincia a non capirci più nulla. Gli (ci)  va bene contro l’Inghilterra, probabilmente più per l’inconsistenza dell’avversario (poi eliminato) che per meriti nostri ; tutti sopravvalutiamo la partita,  scambiandola per un’impresa e,  alla seconda uscita contro una Costa Rica definita fin troppo presuntuosa, Prandelli corregge qualche errore, estromettendo Paletta ma, senza giustificazione, ne commette altri, inserendo, al posto del parmense, Abate e   lasciando in panchina Verratti che tanto era servito a Pirlo,  a favore di un incomprensibile Thiago Motta. Nel corso di questa disgraziata partita anche le sostituzioni non danno alcun effetto, apparendo più come un’affannosa disperazione che una soluzione secondo logica, visto che si arriva a schierare ben quattro attaccanti, quando la squadra, all’origine, era stata costruita per una sola punta… 

Ma questa sconfitta non era bastata e far rinsavire il mister perché, ormai, il destino appariva segnato fin dalle convocazioni, gli uomini erano quelli, male assortiti prima e ancora peggio, poi, in campo. 

Squadra nuova, problemi nuovi  

Contro l’Uruguay, ecco l’ennesimo modulo, con la novità della difesa juventina con Bonucci, di colpo recuperato, e, soprattutto le doppie punte, Balotelli con Immobile, si rivedono De Sciglio e Verratti. Soluzioni mai provate prima che, si pretende, possano servire a farci passare il turno magari con un pareggio, ma l’Uruguay, senza mostrare nulla di trascendentale addormenta la partita e al momento buono colpisce. Al di là delle ulteriori polemiche prima del 90′, tipo la sostituzione di Balotelli o il morso di Suarez a Chiellini,  l’Italia si ferma qui, senza giustificazioni di sorta del tipo  climatico o di stanchezze.   Le scelte fatte da Prandelli, unitamente alla poca voglia e scarsa determinazione manifestate dai giocatori,  hanno portato al fallimento e le dimissioni immediate  da parte del buon Cesare confermano la sua grandezza umana e morale.

Peccato che, nella circostanza,  non si siano potuti dimettere anche i giocatori…

E la Federazione?  

Alla Federazione, al di là di eventuali beghe interne pro o contro Abete da parte del Coni, rimproveriamo due punti: l’aver fatto sottoscrivere, in aprile,  a Prandelli un prolungamento del contratto per altri due anni fino agli Europei, senza attendere l’esito del mondiale per il quale lui era stato assunto. Allora,  nessuno si era posta la domanda quale logica avrebbe potuto avere una simile proroga in caso di fallimento brasiliano, come, purtroppo, poi,  si è verificato. 

Non si è badato a spese

Altro errore da imputare al Consiglio Federale la scellerata scelta,  “moderna” finché si vuole, di consentire a mogli, amiche  e familiari dei calciatori  di seguirli a mò di vacanza in Brasile (anche se a spese proprie, almeno quello…) nello stesso resort extra lusso Mangaratiba (2.500 mq)  nel quale la nostra spedizione ha alloggiato,  insieme a numerosi ospiti, pagando 300 euro a persona per una comitiva composta da una novantina di persone, la più numerosa delle 32 nazionali presenti: perché? 

Perché, ad esempio, la Francia,  nazionale e nazione, più o meno al nostro livello, ne ha spesi appena 90 al giorno  e noi oltre tre volte in più?  Perché la Spagna,  campione in carica, si è accontentata di alloggiare in un semplice centro tecnico (tipo Milanello, per intenderci) di una squadra locale  e la Germania  ha trovato uno sponsor per ristrutturare 13 casette inaugurate con la decorosa permanenza dei suoi atleti  ? Sembra che, per noi, ci sono voluti alcuni container per trasportare,  via mare, tutto l’occorrente per i nostri mancati protagonisti, oltre agli extra per cucina e camera,  anche gli oggetti di divertimento  tipo le immancabili  playstation, X-box, maxi-schermi tv, mega televisione al plasma da 70 pollici più  uno schermo cinematografico.             

Super coccolati  e super viziati i nostri milionari, con la vicinanza affettiva dei propri cari, ed anche iper protetti da una struttura di service, oltre a qualche centinaio di guardie, persino con  una motovedetta della marina.  

Poteva sembrare una riunione dei grandi del G8 ma era tutt’altro e con altri personaggi…

Anche le istituzioni pubbliche italiane non potevano mancare e sono state rappresentate in resort dall’ambasciatore in Brasile e dal console di Rio. 

E meno male che Prandelli si era raccomandato per un ritiro tranquillo, lontano il più possibile da tutti… ma, alla fine, todos caballeros!

Italia, quanto mi costi!

Si è vociferato che l’intera spedizione italiana sia costata intorno a 5 milioni e che, comunque, sotto l’aspetto economico, la stessa, a differenza di quello sportivo, si è chiusa in attivo visto che la Fifa ha  assegnato  7 milioni di euro ad ogni nazione partecipante.                                                                     

Però, con l’aria che tira oggi, si sarebbe potuto dare un buon esempio spendendo parecchio di meno, evitando di mantenere i nostri poveri eroi in strutture da nababbi, investendo qualche milione in forme più redditizie, tipo nella ricerca e nella  formazione di giovani calciatori . 

Abete, senza entrare nel merito di queste sciocchezzuole, ha preavvisato le sue dimissioni da Presidente della Federazione ed è il minimo che potesse fare, visto che, anche se con diversi incarichi e dal 2007 come n. 1, da ben 25 anni opera in FIGC e il momento di lasciare ad altri è più che maturo.  La prossima settimana potrebbero esserci delle novità anche perché, più che la poltrona da presidente,  è  urgente sistemare la panchina visto che a settembre si apre la stagione degli Europei, per cui il problema maggiore è quello di trovare un sostituto per Prandelli che, però, potrà essere nominato solo dal Consiglio Federale con un presidente operativo, in attesa del quale, non si esclude che il Coni, nel frattempo, nomini un Commissario. 

Al via gli ottavi, con sorprese? 

Le qualificazioni hanno dato un responso con alcune sorprese, sia in negativo che in positivo. 

Chi mai avrebbe pensato che sarebbero subito tornate a casa Spagna, Inghilterra, Italia e Russia, consentendo di accedere agli ottavi compagini tipo Costa Rica,  Algeria  o Nigeria,  rappresentative di nazioni che, numericamente,  sono più piccole di alcune nostre grandi città o regioni?  

Ennesima conferma dell’imprevedibilità del calcio e, fino alla fine del torneo, ulteriori sorprese potrebbero non mancare dagli accoppiamenti  che sono così risultati:  Brasile-Cile, Colombia-Uruguay,  Francia-Nigeria, Germania-Algeria,  Olanda-Messico,  Costa Rica-Grecia, Argentina-Svizzera, Belgio-Stati Uniti.  

Il Cile elimina il Brasile a casa sua?  L’Algeria beffa la Germania  o la Svizzera fa lo stesso  con l’Argentina?   A priori sembrano imprese impossibili, però è bene essere pronti a tutto. 

La palla è rotonda e, a volte,  rotola dove vuole.        

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