Europa, austerità e i 4 referendum

 

 

ROMA – E’ in corso la raccolta delle firme a sostegno di 4 referendum che tentano  di mettere in discussione la politica di austerità che ha costretto l’Europa  e l’Italia ad una lunga recessione con una grave caduta occupazionale. Fase  non terminata perché l’economia è ferma e la trappola della deflazione non è  scongiurata. Sui 4 referendum ci sono osservazioni, dubbi. Discutiamone apertamente.

E’ positivo che contro la politica di austerità – che sta tuttota provocando  tanti danni sociali ed economici – sia stata presa un’iniziativa concreta.  Da anni la critica alla politica di austerità, pur vasta e diffusa, non ha  trovato modo di esprimersi e questo ha generato il dubbio che, malgrado la  sua evidente incapacità di risolvere la crisi e le conseguenze di crescente  ingiustizia sociale e di allargamento della povertà, non vi fossero in campo  reali alternative. Quando non vi sono alternative credibili anche le  politiche più avversate finiscono con l’essere subite creando passività e  rassegnazione. E’ andata così. La sinistra politica e sociale ha la grave responsabilità, finora, di non  avere saputo dare credibilità e forza ad un’iniziativa contro l’austerità,  delineando un’alternativa di poltica economica ai Moloch distruttivi delle  percentuali previste dal patto di stabilità. Ora è in campo l’iniziativa dei 4 referendum ed è possibile provarci. I 4 referendum passeranno il vaglio della Corte ? Sono ammissibili ? E’ bene  non tirare per la giacca la Corte. C’è chi l’ha fatto, in genere per motivi  non nobili. Non è questo il caso. La Corte giudicherà e tutti ci rimetteremo  al suo giudizio.

Tuttavia è lecito argomentare che nessuno dei 4 referendum   apre problemi nella finanza pubblica perché cercano di colpire l’eccesso di  zelo, il di più che è stato inserito nella legge 234 che attua il nuovo  (infausto) articolo 81 della Costituzione. Non c’è maggiore spesa, semmai un  chiedano alla Corte di giudicare l’ammissibilità dei 4 quesiti con  argomentazioni forti, collegate al malessere e allo scoramento del paese,  anche aggiornando la sua giurisdizione – se necessario – come più volte ha  avuto il coraggio di fare. I 4 referendum risolvono da soli i problemi ? No. I referendum sono stati  formulati tenendo conto dei vincoli della nuova formulazione dell’articolo  81 della Costituzione e del Fiscal compact, che è un trattato tra stati e  quindi crea degli obblighi. I 4 referendum colpiscono il di più, l’eccesso di zelo, che sono forse  conseguenti a impegni non scritti, tuttavia criticano apertamente la  politica di austerità e consentono di dire con chiarezza che oltre gli  obiettivi immediati ci sono quelli più ambiziosi come la revisione dell’attuale  articolo 81 della Costituzione, ripristinando la sovranità del governo e del  parlamento sulle scelte nazionali. La modifica della Costituzione  incorporandovi la politica di austerità non è un obbligo derivante dai  trattati. E’giunto il momento di mettere in discussione il Fscal compact e quella  ragnatela di impegni che obbligano a politiche di austerità anche quando  sono palesemente sbagliate. Questo è possibile per iniziativa del governo  italiano e per iniziativa europea. Il parlamento neoeletto e la nuova  Commissione dovrebbero occuparsi del problema. E’ importante che il Pse  abbia chiesto al candidato Presidente Junker di rivedere il Fiscal compact.  E’ la prima volta che se ne parla. C’è un altro aspetto che va posto apertamente: il ruolo della Bce. Da tempo  si parla di allinearne le politiche a quelle della Federal reserve per  aiutare la crescita e quindi vanno affrontati 2 aspetti. Interrompere la  regalia che vede la Bce prestare denaro alle banche a costo quasi zero con  il quale comprano titoli pubblici, realizzando un consistente guadagno.  Perché la Bce non può comprare direttamente debito pubblico, almeno oltre il  livello del 60 %, ma è obbligata a fare questo regalo alle banche ? E’  questione politica non economica, riguarda l’Europa e le sue regole. Ancora,  la Bce deve realizzare interventi per la crescita altrimenti del patto di  stabilità si continua ad ignorare il secondo aspetto: la crescita.

La Bce  studia ma è troppo poco perchè la stagnazione continua a produrre effetti  nefasti. I 4 referendum vanno quindi accompagnati da iniziative a livello nazionale  ed europeo per cambiare in radice i vincoli dell’austerità. Il governo Renzi non dovrebbe dispiacersi di questi referendum, anche se per  ora sembra autorinchiudersi nell’interpretazione della flessibilità dei  trattati europei. Questo porterebbe a diluire i problemi senza risolverli,  troppo poco. I 4 referendum possono aprire spazi per tutti in Europa, anche  al governo, se l’iniziativa per superare l’austerità è reale e non solo  propaganda come verificheremo entro qualche mese. Pur consapevoli dei limiti questi referendum vanno appoggiati.

 

 

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