Disoccupazione. Il futuro deve ripartire dai giovani ma mancano le politiche

 

10-Luglio-2014: “In dieci anni persi 2.3 mln di occupati tra gli under trentacinque”

Crisi. Ragazza 18enne suicida sotto treno, non trovava lavoro.

ROMA – Ci hanno insegnato che bisogna darsi un obiettivo e centrarlo per poter conquistare un posto nella società. Sono il lavoro che svolgiamo, la nostra busta paga a definirci. E questo non fa altro che accrescere, in una crisi come quella che il mondo intero sta attraversando in questi anni, il senso di disagio e fallimento di chi deve barcamenarsi tra mille impieghi precari per poter tirare avanti, di chi studente, vede bloccate le proprie prospettive.

Parlo in prima persona, ho messo da parte le mie ambizioni, ho fatto scelte forzate, ho indirizzato il mio percorso di studi su una strada che potesse, se non darmi certezze, almeno aprirmi più strade in futuro, per poter trovare un impiego. Ma per far questo ho dovuto soffocare i miei sogni, le mie aspirazioni, perché questo mondo, oggi, non è in grado di offrirmi la possibilità di coltivarli. I media ci bombardano quotidianamente con i dati della crescita del tasso di disoccupazione e, nonostante i maldestri tentativi della politica, poco o nulla sembra cambiare in questo continuo avvicendarsi di Governi cui abbiamo assistito negli ultimi mesi: il bonus per le assunzioni dei giovani messo in campo lo scorso anno dal Governo Letta per creare entro il 2015 100.000 nuovi posti con lo stanziamento di 794 mln di Euro, secondo i dati Inps ha accolto solo 22.000 domande; il progetto europeo Garanzia Giovani, programma in linea con la Raccomandazione europea del 2013, dove l’Esecutivo si impegna a garantire ai giovani di età compresa tra i 15 ed i 29 anni, non occupati in un’attività lavorativa o in un corso di studi, un’offerta di lavoro o tirocinio entro 4 mesi dall’inizio del periodo di disoccupazione, non è una risposta efficace e per ora può considerarsi un mezzo flop: la Lombardia, al primo posto offre 946 posti di lavoro, il resto del Paese arranca, e parecchio. Al secondo posto, l’Emilia Romagna con 337 offerte e al terzo il Veneto con 303.

La prima regione centro-meridionale è il Lazio con 202. Ultimo posto invece per il Molise, con una sola. Risultati davvero esigui. Il fallimento si deve al frazionamento del progetto che spetta alle regioni attuare, ed al fatto chela maggior parte dei fondi viene utilizzata per corsi di formazione e quindi spesa in costi di organizzazione e non a fini occupazionali. Ad oggi il “Governo più di Sinistra” degli ultimi 20 anni, preferisce occuparsi delle riforme istituzionali piuttosto che dare una risposta concreta ed immediata alla disoccupazione che cresce a ritmi allarmanti: si pensi all’enorme divario tra le percentuali disoccupazionali giovanili di Germania (7.9%) ed Italia (43.3%).

E molto spesso la colpa viene addebitata a noi stessi, siamo troppo “choosy”, troppo esigenti, poco inclini ad adattarci alle richieste del mercato lavorativo: impieghi a tempo determinato, stages non retribuiti, contratti a chiamata. Fa paura pensare al futuro adesso, fa paura pensare cosa ci aspetterà dopo: “Mi rendo conto solo adesso, di quanto sia difficile la strada per trovare lavoro, ci sono poche speranze e tante incognite, concorsi falsati dove i posti di lavoro sono già assegnati, porte chiuse, è scoraggiante.” Alessandra neolaureata in Lettere classiche 24 anni. Sono le parole di chi vede davanti a sé tante, troppe incognite, di chi crede, finiti gli studi, di aver raggiunto un traguardo che in realtà scopre essere null’altro che un punto di partenza. Verso cosa? Ci ripetono che siamo una generazione priva di intraprendenza, ma la realtà è che non può esserci crescita, né possibilità di dar prova delle proprie capacità in una società dove manca la fiducia nei giovani, dove il profitto surclassa il progresso: ” Quanti i ricercatori impiegati solo grazie ad esigue borse universitarie, quanti non più ragazzi impegnati nella ricerca e scarsamente retribuiti? “ M. Elena, ricercatrice in Scienze della riproduzione animale, 38 anni, privata della possibilità di creare una famiglia per la mancanza di un impiego fisso.  Come è possibile in un contesto tale sperare in una crescita? Se dobbiamo rinunciare ai nostri sogni, alle nostre ambizioni, se dobbiamo accontentarci dell’Altro, pretendiamo che questo Altro ci sia assicurato.

Nonostante ciò la testimonianza di chi ce l’ha fatta, di chi è riuscito a dare forma ai propri sogni, puntando sulle proprie competenze peculiari, sulla creatività, sul Made in Italy, sfruttando il potenziale del web marketing, pensando a soluzioni alternative , lascia aperta una speranza: come Benedetta Bruzziches, designer, Alessandro Bulgarini, product designer, Giulio Xhaet, formatore e startupper, Salvatore Giunta, creative director e designer, che hanno raccontato la propria esperienza sul palco di TEDxIED, la conferenza internazionale organizzata a Milano dall’Istituto Europeo di Design. Le loro storie sono testimonianza che una ripresa è possibile, ma altresì che è necessario un mutamento di prospettiva per poter ripartire: è con l’ottica dei giovani che bisogna cercare il cambiamento, perché solo in questo modo un mutamento reale sarà attuabile.  

 

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