Csm. Il Parlamento annaspa, l’impasse si supera con la logica della professionalità

ROMA – Sembrava conclusa la bagarre in Parlamento per l’elezione degli otto membri laici del Csm.

Si è riunito oggi il Consiglio superiore della magistratura: all’ordine del giorno la scelta del nuovo vicepresidente. Quasi a dare scacco alle Camere, che per settimane hanno trascinato le elezioni di Csm e Consulta, il Consiglio in meno di un’ora chiude la pratica: a sostituire Michele Vietti alla vicepresidenza sarà Giovanni Legnini. Non è più possibile perder tempo, anzi, quello “perduto per l’elezione dei nuovi membri va rapidamente recuperato” così Napolitano.

Tuttavia, è con un’ombra che inizia la Consiliatura 2014-2018. L’avvocato Teresa Bene, neoeletta dal Parlamento dopo una lunga e sofferta ricerca di un accordo tra i partiti, non ha ottenuto dalla Commissione verifica titoli del Csm la convalida dell’elezione,: non sono pienamente soddisfatti i requisiti dell’art 104 Cost, in quanto Bene non ha eseguito i 15 anni  di professione legale richiesti. Di certo la colpa di questa candidatura errata, Bene è stata proposta dal Pd, non può che risiedere nella pressione cui le Camere sono state sottoposte in queste ultime settimane e che ha costretto a cercare, forse con troppa fretta, un nome per porre fine alla diatriba.

È disarmante rendersi conto dell’approssimazione con cui provvedimenti che coinvolgono le istituzioni fondamentali vengono adottati. È legittimo chiedersi se i nostri parlamentari abbiano mai dato una scorsa alla Costituzione.  

Nella riunione delle Camere in seduta comune in corso questo pomeriggio per la votazione dei membri della Consulta, quindi, si cercherà di individuare un nuovo consigliere, tuttavia, come nei precedenti scrutini per l’elezione dei giudici costituzionali oggi si prevede anche per il Csm un voto a scheda bianca dalle fila del Pd.

Sembra così impossibile superare l’impasse in cui il Parlamento annaspa. Rimane un’unica via d’uscita, forse quella che fin dall’inizio si sarebbe dovuta intraprendere: seguire, nella scelta dei candidati, la logica della professionalità piuttosto che dell’appartenenza politica.

 

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