Ilva. Ora con quali soldi si faranno le bonifiche?

ROMA – Il Gip del tribunale di Milano ha sbloccato 1,2 miliardi di euro sequestrati dalla Procura della Repubblica alla famiglia Riva per evasione e frode fiscale. Si è trattato di una scelta inevitabile perché prevista da una norma di due decreti legge emanati dai governi prima Letta e poi Renzi.

Quella norma di legge andava  estesa anche alle bonifiche e il governo avrebbe dovuto lavorare per i sequestro di tutti i beni dei Riva, come ha tentato di fare la Procura di Taranto, a garanzia di quelle bonifiche che purtroppo rischiano di non farsi mai.

Ora queste risorse della famiglia Riva saranno utilizzate per realizzare gli interventi sugli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto previsti dall’AIA. Ma un interrogativo sorge spontaneo: chi pagherà le bonifiche per risanare i terreni agricoli contaminati dalla diossina, le falde e il mare inquinato e i danni alle parti civili? Arpa Puglia ha stimato che i danni provocati dall’inquinamento ammontano a circa 4-5 miliardi di euro. Dove sono i soldi per fare le bonifiche e più precisamente i Riva avranno disponibilità economiche tali da applicare il principio ‘chi inquina paga’?

E’ legittimo, purtroppo, pensare che come sempre le bonifiche in Italia non si faranno e il disastro ambientale provocato dall’Ilva sui terreni, le falde e nelle aree circostanti rimarrà lì per sempre. I soldi sequestrati ai Riva, sbloccati per legge, saranno investiti sugli impianti ma le bonifiche non le farà nessuno e il disastro ambientale rimarrà lì come un monumento a futura memoria, monumento di cui faremo volentieri a meno.

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