Ilva. Il decreto condanna Taranto a morire nella diossina

ROMA – In nome del popolo inquinato e ammalato, ingiustizia è fatta: la camera dei Deputati oggi ha convertito in legge il decreto su Ilva, il settimo in quasi tre anni, che condanna la popolazione di Taranto a vivere con la diossina e con i veleni.

Si continua a voler continuare a tenere in vita un modello produttivo che a Taranto non è riparabile essendo quello dell’Ilva un impianto vecchissimo, che produce un inquinamento, secondo gli studi dell’Istituto superiore di sanità, che ha provocato un aumento della mortalità infantile del +21% e del + 54% di malattie tumorali tra i bambini rispetto alla media. 

La legge approvata oggi è incostituzionale a partire dalla norma feudale che garantisce l’impunità penale ai commissari Ilva e perché sospende le leggi di tutela sanitaria e ambientale. Questo decreto serve per garantire i crediti delle banche con i soldi dello Stato e quindi dei cittadini, mentre i tarantini continuano a morire nelle corsie degli ospedali. Ma al governo e al parlamento è sfuggita una cosa importante: su Ilva esiste un provvedimento dell’autorità giudiziaria di sequestro degli impianti e nel caso di sentenza di condanna definitiva per la legge quegli impianti saranno confiscati. 

Ecco perché sarebbe stato necessario da parte del governo e del parlamento avere più coraggio nell’innovazione affinché si realizzasse quella conversione industriale come accaduto a Bilbao, realizzare le bonifiche quelle vere e non la farsa in corso perché il danno ambientale provocato è di 8 miliardi di euro. Oggi invece il parlamento ha condannato Taranto a morire nella diossina.

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