Trasporto aereo. Lavoratori alla gogna mediatica. Ma i veri responsabili quando pagano?

ROMA – Fa davvero indignare questo tartassamento mediatico contro i lavoratori ex Alitalia, rei di aver determinato un peso sulla collettività per le  casse integrazioni e mobilità erogate dallo Stato.

Li chiamano ancora “lavoratori privilegiati”, esattamente come accadde nel 2008, facendo come al solito di tutta un’erba un fascio. Non vogliamo entrare nel merito di quei pochi piloti  che si dice abbiano fatto un altro lavoro all’estero senza comunicarlo all’Inps. Sarà la  magistratura a verificare ed eventualmente punire i contravventori…

Tuttavia, fa ribollire il sangue notare ancora una volta mettere alla gogna solo e soltanto i lavoratori quando si continua volutamente ad ignorare la causa madre, ovvero quella riconducibile ad una classe politica e imprenditoriale collusa e incapace nello stesso tempo, che ha fatto il bello e il cattivo tempo senza preoccuparsi che dietro ai lavoratori c’erano prima di tutto delle persone in carne ed ossa. Sempre in quel tragico anno, il 2008, in nome di un’italianità a cui nessuno ha mai creduto sono stati commessi dei veri e propri atti abbominevoli, se così si possono definire, per i quali sono stati mandati a casa 15mila persone tra piloti, assistenti di volo, tecnici, impiegati e operai, promettendo loro ricollocamneti con tanto di corsi preparatori.

Sono passati 7 anni, ma tutto è rimasto immutato. Anzi, peggio. Come ha più volte denunciato il sindacato USB “sin dal 2008, mentre aumentava a dismisura il personale espulso da vettori, gestioni aeroportuali, società di handling, in Alitalia/Cai di Colaninno e Sabelli si assumevano centinaia di precari, lasciando il personale da loro stessi espulso in cassaintegrazione e mobilità. Personale a carico della collettività, mentre i capitani coraggiosi continuavano a fare il loro business privato. Qualcuno si è per caso indignato? Qualcuno ha messo alla gogna gli artefici del piano “criminale”? Qualcun’altro si è mobilitato per riconoscere una qualche responsabilità sociale ed economica in assenza di piani industriali validi ed efficaci? La risposta è no. 

La compagnia Meridiana di Scaramella, – come lo stesso sindacato denuncia da tempo –  travasava attività alla controllata low cost AirItaly mentre teneva il proprio personale in Cigs, preparando migliaia di licenziamenti. Stesso dicasi per la privatizzazione di SEA Handling e la vendita di Alitalia a Etihad. Operazioni finanziarie che venivano ottenute e gestite attraverso i medesimi strumenti e le medesime modalità.

Insomma l’equazione è la stessa: taglio da una parte, precarizzo dall’altra, lascio a casa gli “scarti”, tanto paga pantalone. Ne abbiamo viste di nefandezze documentate in questi anni nel trasporto aereo. Basta pensare alle low cost del villaggio globale, senza regole e senza freni, che fino a poco tempo fa offrivano contratti esteri con personale italiano eludendo di fatto le tasse e i contributi dello Stato. 

E adesso qualcuno ha ancora il coraggio di mettere i cassaintegrati alla mercè degli opinionisti da strapazzo che lautamente pagati vanno in televisione a lanciare accuse a destra e manca, senza neppure conoscere un minimo della complessa realtà che accomuna questi lavoratori. Per loro, se è lecito chiederlo, dov’è finita la tanto promessa ricollocazione, mentre i veri reponsabili non vengono mai tirati in ballo? Chi ha sbagliato è giusto che paghi, ma coloro che sono ritenuti gli artefici di questa lenta e inesorabile cancellazione dello stato di diritto, quando pagheranno il loro debito ricaduto sulle spalle dei cittadini?

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