Emergenza clima. Il G7 deve creare una situazione di fiducia a sostegno della transizione energetica

ROMA – Alla vigilia del Vertice G7 di Elmau in Germania, le associazioni ambientaliste di tutti i sette paesi membri chiedono ai propri leader di inviare un forte segnale politico a sostegno di una più decisa azione dei governi nel contrasto dei cambiamenti climatici in corso. I governi del G7 – rappresentando i maggiori paesi industrializzati del pianeta – hanno la responsabilità di assumersi impegni più ambiziosi nella lotta ai cambiamenti climatici, attraverso una rapida decarbonizzazione delle loro economie e il sostegno finanziario ai paesi più poveri.

Impegni ambiziosi da parte del G7 sono fondamentali per rendere possibile il raggiungimento di un nuovo accordo globale sul clima il prossimo dicembre a Parigi.

Per evitare scenari climatici ingestibili, come la scienza ha dimostrato, le emissioni derivanti dai combustibili fossili devono essere gradualmente eliminate a favore di un’economia globale alimentata da fonti rinnovabili. Questa nuova realtà è ormai riconosciuta da un crescente numero di attori economici e industriali a livello mondiale. E’ giunto pertanto il momento che il G7 acceleri questo processo concordando di guidare l’eliminazione globale delle emissioni da fonti fossili entro il 2050.

Il processo di decarbonizzazione inizia nel proprio paese affrontando la fonte fossile più inquinante: il carbone. Una chiara e forte smentita alle recenti dichiarazioni di diverse imprese del settore delle fonti fossili, secondo cui l’aumento delle emissioni favorisce la riduzione della povertà, è venuta dal rapporto dell’Africa Progress Panel pubblicato oggi. Il rapporto dimostra che le centrali a carbone non sono una soluzione per lo sviluppo dell’Africa. Chiediamo ai leader del G7 di abbandonare il ricorso al carbone nei propri paesi e di eliminare il sostegno ai progetti di centrali a carbone nei paesi in via di sviluppo.

Per ridurre la povertà abbiamo bisogno di un clima stabile. I paesi più ricchi devono sostenere azioni a favore del clima per lo sviluppo dei paesi poveri. Nel 2009 a Copenhagen i paesi industrializzati promisero di attivare aiuti per 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 a sostegno dell’azione climatica nei paesi in via di sviluppo. Continuare a reiterare la promessa non è più sufficiente. Dopo sei anni non è ancora chiaro come questo obiettivo possa essere raggiunto. Angela Merkel ha dimostrato la sua leadership impegnandosi a raddoppiare il contributo pubblico tedesco. Spetta ora agli altri leader del G7 seguire il suo esempio.

Christoph Bals, per Germanwatch (Germania), ha dichiarato: “ E’ necessario che il G7 invii un forte segnale agli investitori che si avvicina la fine dell’era delle fonti fossili. Angela Merkel ha messo nell’agenda del G7 l’obiettivo della decarbonizzazione. Ma può essere credibile solo se la Germania si impegna con determinazione per raggiungere il suo obiettivo climatico al 2020. A tal fine, è indispensabile una significativa riduzione del ricorso al carbone nel mix elettrico tedesco prima del 2020”.

Alden Meyer, per Union of Concerned Scientists (USA), ha dichiarato: “Il presidente Obama ha dimostrato una vera leadership a sostegno dell’azione climatica nel proprio paese e sostiene un forte accordo sul clima a Parigi. Il presidente lanciò a Copenhagen l’impegno di 100 miliardi di dollari dei paesi sviluppati; ora serve il suo aiuto affinché questo impegno sia rispettato. Obama e gli altri leader del G7 devono anche impegnarsi a decarbonizzare le proprie economie entro la metà di questo secolo, in modo da prevenire gli impatti climatici peggiori”.

Celia Gautier, per Réseau Action Climat (Francia), ha dichiarato: “Con la presidenza francese della COP21, il presidente Hollande deve giocare un ruolo avanzato al G7 e sostenere con forza la necessità di futuro fossil-free entro il 2050. E deve mettere le cose a posto nel proprio paese. Due imprese pubbliche – Engie e EDF – continuano ad investire all’estero in centrali a carbone, con emissioni pari alla metà di quelle francesi. Entrambe le imprese sponsorizzano la COP di Parigi. E’ responsabilità del presidente Hollande chiedere ufficialmente a queste imprese di impegnarsi a disinvestire dal carbone prima della COP21 del prossimo dicembre”.

Liz Gallagher, per E3G (Regno Unito), ha dichiarato: “David Cameron, da leader impegnato a combattere la povertà, sa bene che la stabilità climatica è fondamentale per migliorare le condizioni di vita. Il 2015 è un anno cruciale sia per il clima che lo sviluppo, per la prima volta tutti i paesi sono chiamati ad unire le proprie forze. Cameron e gli altri leader del G7 devono sostenere un nuovo modello di sviluppo adeguato alle sfide del ventunesimo secolo, dove clima e sviluppo si sostengono a vicenda. I ministri degli esteri del G7 hanno sprecato una grande opportunità rinunciando ad affrontare le minacce alla sicurezza dei cambiamenti climatici in corso. I leader del G7 devono subito porre rimedio impegnandosi a sostenere un piano per la protezione delle comunità più povere e vulnerabili ai disastri climatici”.

Kimiko Hirata, per Kiko Network (Giappone), ha dichiarato: “ E’ necessario che il Giappone smetta finalmente di bloccare le decisioni del G7 sugli investimenti esteri nel carbone e a sostegno di un chiaro processo di decarbonizzazione. Shinzo Abe deve rendersi conto che promuovere la costruzioni di centrali a carbone a casa ed all’estero, insieme ad un piano d’azione nazionale per il clima fortemente inadeguato, rischia di compromettere lo spirito di collaborazione internazionale indispensabile per il raggiungimento di un accordo a Parigi”.

Dale Marshall, per Environmental Defence (Canada), ha dichiarato: “Invitiamo gli altri paesi del G7 a non farsi bloccare dal Canada nella decisione di sostenere l’abbandono delle fonti fossili entro la metà del secolo. In Canada il governo federale deve affrontare con urgenza la principale fonte di inquinamento carbonico: le sabbie bituminose nell’area di Alberta. I cittadini canadesi chiedono al proprio governo di fare causa comune con gli altri paesi del G7 nell’azione contro i cambiamenti climatici”.

Vittorio Cogliati Dezza, per Legambiente, ha dichiarato: “Anche l’Italia deve fare la sua parte. Matteo Renzi deve immediatamente fermare i progetti di trivellazione nell’Adriatico e nel Canale di Sicilia. Nello stesso tempo, il governo italiano deve finalmente adottare un ambizioso piano d’azione nazionale sul clima che abbia l’efficienza energetica e le rinnovabili come pilastri fondamentali”.

Condividi sui social

Articoli correlati