L’Aquila, 5 arresti e la ricostruzione aspetta ancora

 

ROMA – «Come vice commissario la mia attività ha avuto il plauso della Corte dei Conti che non ha formulato alcuna osservazione» aveva dichiarato, quando la notizia era trapelata, Luciano Marchetti, ex vicecommissario ai Beni culturali e la ricostruzione per il governo Berlusconi, numero due di Bertolaso, commissario ai Beni culturali ed alla ricostruzione.

Ma a nulla è valsa la sua difesa contro l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti dalla procura dell’Aquila. 5 in totale gli arresti disposti dal gip Giuseppe Romano Gargarella in seguito alle indagini svolte dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza contro, oltre, Marchetti, anche 3 imprenditori e la funzionaria del Mibact Abruzzo, Alessandra Mancinelli. Per lei il Ministero dei Beni Culturali ed il Turismo ha già predisposto la sospensione dall’incarico e l’avvio delle pratiche per il provvedimento disciplinare. Dagli atti della Procura emerge un braccio di ferro tra la Curia, che voleva acquisire competenza assoluta nella disposizione delle gare d’appalto, ed il Mibact, che invece voleva allestire gare pubbliche.

Al centro dell’inchiesta, soprannominata “operazione Betrayal” (tradimento), la ricostruzione di alcune Chiese del centro storico dell’ Aquila tra cui S.Maria del Suffraggio e S.Maria Paganica; per quest’ultima ci sarebbe anche un filmato che testimonia una tangente dell’1% sui 19 mln necessari per la ricostruzione. Il filmato, risalente al 7 giugno 2013 riprende, in un ristorante di Carsoli (L’Aquila), Massimo Vinci, che nell’ordinanza viene definito amministratore di fatto della ditta individuale Cai, nell’ atto di consegnare, per conto di Patrizio Cricchi, dirigente dell’omonima ditta individuale, una busta con 10mila euro in contanti a Luciano Marchetti, che consegna a sua volta la busta alla Mancinelli. 

 I capi di imputazione sono per i reati di corruzione, falso, turbativa d’asta, millantato credito ed emissione e utilizzo di fatture inesistenti. Da Milano a Venezia, passando per l’Aquila, nulla cambia quando in gioco ci sono appalti da milioni di euro. L’operazione, che vede 17 indagati tra i quali anche il parroco delle Anime Sante, don Daniele Pinton ed il giovane Augusto Ippoliti, complici nel giro di tangenti per la ricostruzione degli edifici ecclesiastici, in realtà fa parte di un complesso di indagini che dal 2012 sono state svolte tra l’Aquila, Bologna, Roma, Rieti, Chieti e Pescara: “Non esiste un ‘sistema L’Aquila del malaffare’. Esiste una squadra dell’Aquila di repressione, la squadra dello stato che funziona e che smaschera illeciti”. Queste le parole del Questore dell’Aquila, Vittorio Rizzi, nel complimentarsi per il lavoro svolto dalla Squadra Mobile ed il nucleo di Polizia Tributaria dell’Aquila, autori delle indagini.

A cinque anni dal terremoto che devastò l’Aquila ed una cinquantina di comuni limitrofi, la ricostruzione procede lentamente, tra le varie inchieste. C’è da chiedersi se dietro le parole della propaganda politica che seguì il disastro, ci sia un’azione concreta per la ricostruzione della città, per il cui centro storico poco (e male) o nulla è stato fatto. Certo è che le cifre stanziate dall’Esecutivo, in Abruzzo sono arrivate: 11,4 miliardi: risorse stanziate per il terremoto del 6 aprile 2009 (di cui 8,3 miliardi impegnati),

4,7 miliardi: per l’ emergenza e l’assistenza,

1,5 miliardi: per la ricostruzioni dell’edilizia pubblica,

5,2 miliardi: per l’edilizia privata,

2,6 miliardi: i costi della ricostruzione privata de L’Aquila al 31 dicembre 2013

0,6 miliardi: per il centro storico, 

2,0 miliardi: per le  periferie de L’Aquila,

1,2 miliardi:  invece i costi della ricostruzione privata nei comuni, 

1,4 miliardi per quella pubblica. 

Bisognerebbe però capire in che misura, tra una tangente e l’altra, siano effettivamente state spese per la ricostruzione.

 

Condividi sui social

Articoli correlati