Malesia. Rapper arrestato: offesa alla religione

ROMA – Brutte notizie arrivano dalla Malesia, cui si attribuisce comunemente la definizione di “paese dall’Islam moderato”. 

Nei confronti del rapper e regista Namewee, al secolo Wee Meng Chee,  33 anni, non pare s’intenda usare moderazione.Domenica, infatti, è stato arrestato appena atterrato nella capitale Kuala Lumpur. Mentre era all’estero, diversi gruppi e privati cittadini avevano sporto denuncia nei suoi confronti per aver  offeso l’Islam inserendo la parola “Allah” e il richiamo alla preghiera del muezzin in un suo video musicale, intitolato proprio “Oh mio Dio”, nel quale Namewee e altri artisti si esibiscono, vestiti in modo da richiamare varie culture e religioni, all’interno di una moschea, di una chiesa e di templi induisti, buddisti e taoisti.

Su YouTube circola ora una versione “purgata” del video, dalla quale sono state censurate le immagini della moschea. Namewee ha postato una dichiarazione in cui spiega di aver girato il video incriminato per “promuovere l’armonia”. Namewee ha già rischiato di passare dei guai nel 2007, per un video in cui “rappava” sull’inno nazionale malese con versi ritenuti “sediziosi”.
Se giudicato colpevole ai sensi dell’articolo 295 del codice penale, che punisce la “profanazione di un luogo di preghiera per offendere la religione”, Namewee rischia fino a due anni di carcere.

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