Primarie, tecnici, società civile, la grande illusione

ROMA – Le primarie, saranno il tormentone dell’estate. Se ne parlerà sotto gli ombrelloni, in riva al mare, nelle verdi colline, in alta montagna dove spunta il  bianco della neve. Anche sulle “barche “ dei grandi evasori fiscali al posto del bridge un seminario preparatorio alle primarie. Sempre sotto gli ombrelloni e in tutti gli altri luoghi ameni si terranno dotti seminari sulla differenza fra tecnici e politici.

Infine il terzo gruppo di dotti argomenti riguarderà la “società civile”. Per tutti quelli che rimangono in città, la maggioranza degli italiani, dibattiti e seminari  con i piedi immersi nelle fontane per trovare un po’ di refrigerio. Sembra un impazzimento generale,una grande illusione, quasi che si tratti dell’ombelico del mondo.. I media ci danno dentro. Matteo  Renzi   è la star di prima grandezza . La crisi, la recessione l’euro che traballa , le tecnocrazie europee che mandano a catafascio paesi come la Grecia sono la “ vecchia politica”. La “nuova “ è invece un cinguettio, parlare di articolo 18 per esempio, dice Matteo me ne può fregar di meno. Usare la parola sciopero sembra una bestemmia. Anzi si inneggia al fatto che  se il Pd per una volta ha posizioni diverse da quelle del sindacato non è poi una sciagura, anzi. Già primarie, ma di che si parla ? Non si sa, ma si fa finta di saperlo. Anche il Pdl si  è innamorato dell’oggetto misterioso. Il candidato è il segretario, Angelino Alfano, che ride sempre anche quando il cavaliere lo bastona. Il Berlusca va per conto suo. Potrebbe fondare cinque o sei partiti e prenderne la testa, scaricando il povero Angelino.

Il Pd, l’oggetto del desiderio

Il Pd  è il vero oggetto del desiderio. C’è chi punta allo sfascio, a minarne l’unità nel nome di un  “ liberismo di sinistra che si tocca con quello vero, di destra. La situazione per l’unico partito che è rimasto è complicata i guastatori sono all’opera, all’ombra, appunto , delle primarie. Il candidato, per statuto, a presidente del Consiglio è il segretario del Pd. Se però c’è una coalizione ogni partito che partecipa indica un suo candidato. E si va alla conta.. Semplice? No, per niente. Perché un tal Matteo Renzi, anche lui del Pd, si vuole candidare, gioca a nascondino, sì, però. Ai suoi “ rottamatori” dice “ candidiamo noi ,non io” Tutti insieme appassionatamente. Bersani che è uomo pacifico gli viene incontro. Primarie aperte. Che vuol dire? Che, siano una conta che riguarda solo il Pd ,sia la colazione, che ancora non c’è, possono partecipare tutti. Quindi Matteo Renzi sindaco di Firenze può levarsi lo sfizio delle primarie. Ma chi sarebbe chiamato a votare se le primarie riguardassero solo il Pd?. Una persona normale penserebbe che fossero gli iscritti al Pd, che pagano anche la tessera. No, pare di no. Bisogna aprire alla società civile. Votano tutti, anche quelli che sono contro il Pd e per dispetto si mettono di traverso. Se le primarie  sono di coalizione  il cittadino normale pensa che ogni partito mette un candidato. No, sono aperte. Potrebbe accadere che il Pd ne metta due e poi l’appetito  viene mangiando e finisce che perdono ambedue e vince un terzo, magari indicato da Sel.. Allora ecco lo stratagemma: il doppio turno sperando che uno dei due o tre o quattro del Pd, non si sa mai, vada in finale e vinca.

I “ manovali” e le élite intellettuali

E sempre per aprire alla società civile ci potrebbe anche essere una lista fatta da intellettuali, personalità del mondo della cultura, delle professioni, dell’arte, dello spettacolo, suggerita da Scalfari che poi ci ha ripensato, che affianca quella del Pd. Da una parte la lista del Pd  o della coalizione di centrosinistra, “ i manovali”, dall’altra una elite  che di più non si può. Domanda: non potrebbe questa elite far parte di una coalizione democratica, progressista e portare dentro la coalizione  le proprie capacità. Si risolverebbe anche un altro problema quello dei tecnici e dei politici che tanto appassiona editorialisti e politologi. Pare che le competenze  siano patrimonio esclusivo dei tecnici, bocconiani e banchieri in particolare.  Una volta nel gruppo dirigente dei partiti, pensiamo al Pci, ma non solo c’erano fior di “tecnici” che facevano politica, economisti, giuristi, costituzionalisti, storici, filosofi, latinisti, pittori, attori, registi. E anche operai , sì operai, anche braccianti, contadini espressione delle lotte per il lavoro, diritti, le libertà l’emancipazione , quelli dell’articolo 18 di cui a Renzi poco importa. Portavano nella politica, nelle aule de Parlamento le loro competenze, le loro professionalità, la cultura del lavoro. 

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