Flightcare Fiumicino: 242 operai verso la disoccupazione, un caso emblematico

ROMA – Recentemente oltre centocinquanta operai della Flightcare di Fiumicino si sono riuniti in assemblea e hanno protestato contro il previsto licenziamento che la società vorrebbe attuare con l’avvio della procedura di mobilità per 242 dipendenti.

Lo sciopero vero e proprio è stato indetto dai sindacati per venerdì 21 gennaio, ma dall’infuocata assemblea un consistente gruppo di operai si è staccato raggiungendo in corteo il terminal “Arrivi”.

La Flightcare acquistò nel 2006 la società AdR Handling, controllata allora da AdR, per circa 73 milioni di euro.
L’accordo su questa cessione di attività (e di lavoratori) fu avallato e sottoscritto dai tre sindacati confederali CGIL-CISL-UIL e dalla UGL, sotto la supervisione dell’ENAC e del Prefetto il 30 ottobre 2006.

Alla riunione di conciliazione in Prefettura erano presenti, oltre ai delegati AdR, AdR Handling e Flightcare, anche l’allora Assessore Regionale ai Trasporti dott.Fontana e la dott.ssa Conato per conto del direttore dell’aeroporto di Fiumicino.

Le uniche organizzazioni dei lavoratori che si opposero a quella che definirono “la svendita di un ramo d’azienda strategico” furono quelle di base, in particolare il SULT (poi divenuto SdL ed ora USB).
Anche perché si temeva quello che si sta adesso verificando, il licenziamento degli operai, nonostante nella conciliazione fosse stato messo nero su bianco che “Flightcare e AdR Handling garantiscono gli attuali livelli occupazionali”.

Un anno dopo l’accordo durante una manifestazione per chiedere la riduzione dei voli presso lo scalo di Ciampino il rappresentante della CGIL che parlava dal palco allestito per l’occasione fu contestato proprio per l’assenso dato dal suo sindacato all’operazione di svendita dall’Assemblea “No-Fly” che era intervenuta principalmente per manifestare contro le amministrazioni locali, promotori dell’iniziativa, che avevano anni prima firmato anche loro un protocollo che prevedeva l’aumento dei voli presso il secondo scalo romano.

Nel nostro Paese sembra che i problemi, da quelli lavorativi a quelli ambientali, vengono creati a tavolino, firmando accordi e protocolli tra sindacati, politici e aziende, garantendo però che tutto sarà risolto nel miglior modo possibile.

In realtà, passato un po’ di tempo e raggiunti gli obiettivi aziendali, clientelari e politici a rimetterci sono sempre i lavoratori e i cittadini in generale.
Ma forse, la cosa più grave, è che gli stessi artefici di tutto questo si ripropongono puntualmente come coloro ai quali lavoratori e cittadini si dovrebbero (nuovamente) affidare.

Sembra un circolo vizioso che nessuno è ancora in grado di rompere. Eppure situazioni simili sono diffusi da Nord a Sud in tutto lo “stivale”.

Per tornare al caso in oggetto, molto frequentemente il primo passo verso lo smantellamento di un’azienda o parte di essa è proprio la vendita-svendita ad altri soggetti.

L’AdR, come si può vedere da queste tabelle estratte dai suoi bilanci ha ridotto il suo organico all’osso negli ultimi 12 anni, nonostante il continuo aumento di passeggeri e traffico aereo sia nello scalo di Fiumicino che in quello di Ciampino.

I dati parlano chiaro: nel 1998 il gruppo AdR aveva 5.122 dipendenti, di cui 2.985 operai (il 59% della forza-lavoro) mentre nel 2010 i dipendenti “superstiti” risultano essere 2.285, di cui 538 operai ( solo il 24 % della forza-lavoro).

Mancano all’appello 2.837 lavoratori: sono rimasti in AdR solamente il 45% dei lavoratori che c’erano nel 1998 e per la maggior parte, i tre quarti circa, con compiti gestionali e impiegatizi.

Gli operai licenziati, messi in mobilità, esternalizzati, prepensionati, venduti ad altre società sono stati oltre 2.400, cioè ben l’82% di quelli che erano presenti in AdR poco più di dieci anni fa. Sono stati quindi loro, gli operai, a pagare il prezzo più alto del “riassetto” deciso ai piani alti dell’azienda.

Ed ora i 242 lavoratori-operai che vedono l’incubo del licenziamento sempre più vicino a chi dovrebbero chiedere di tutelare i propri diritti ?
Ai sindacati firmatari dell’accordo del 2006 ?
Al Prefetto di allora che adesso siede in Senato passato da Forza Italia, al Partito Democratico, all’UdC ?
Alle due aziende, Flightcare e Adr che hanno fatto “business” sulla loro pelle ?

Di sicuro, lo spezzatino-aziendale, cioè la divisione in diverse sotto-società, che poi è spesso propedeutico alla vendita (o dismissione) di alcune di esse affievolisce anche quel rapporto di solidarietà tra lavoratori che fino a poco prima si riconoscevano nella stessa società. La suddivisione aziendale ha come immediata conseguenza la divisione tra lavoratori, che sono quindi più facilmente controllabili (e licenziabili). Del resto se lo sciopero viene indetto per 200 persone dagli stessi sindacati firmatari dell’accordo quando prima la mobilitazione sarebbe stata estesa a migliaia di lavoratori, la forza-contrattuale di chi rischia di perdere il posto è molto minore. Si tratta di matematica e i conti il “management” se li sa fare bene.

L’AdR fino al 2000 era controllata pubblicamente, poi si privatizzò, attuò la divisione in rami d’azienda e la cessione di quello “Handling” ad una multinazionale spagnola. L’emorragia di posti di lavoro parte da lontano e le conseguenze, prevedibilissime e drammatiche, di questi giorni sono qualcosa che andava prevenuto e, forse, non concertato come invece è stato fatto.

 

DOCUMENTI CORRELATI

Documento Prefettura di Roma. Accordo Adr Spa  e sindacati FCC

 

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