Mose. La Camera dice si all’arresto di Galan

ROMA  – La Giunta per le Autorizzazioni della Camera ha votato a favore dell’arresto del deputato di Forza Italia Giancarlo Galan.

Sono stati sedici i voti a favore. Hanno votato contro in 3 membri: Forza Italia, Ncd, Psi. Il presidente della giunta per le autorizzazioni Ignazio La Russa non ha votato.

Dopo il via libera della Giunta ora toccherà all’Aula di Montecitorio l’ultima parola. Da calendario l’approdo del ‘caso Galan in Aula è previsto per martedì prossimo alle 17, conferma il relatore Mariano Rabino (Sc), che manterrà il ruolo anche per l’Assemblea. 

Quanto all’ipotesi di voto segreto, spiega: «in Giunta non ho sentito questa ipotesi, ma fuori dalla Giunta ho sentito che alcune forze politiche potrebbero avanzare la richiesta di voto segreto». Rabino rivendica che l’esame del fascicolo è stato «molto approfondito in un clima sereno». Detto questo, «io ritengo sia il caso di riflettere sull’immunità che va superata».  Infine, Rabino sottolinea che nella parte finale della sua relazione «mi sono fatto carico della novella normativa in  vigore dopo la richiesta del Gip e invito i magistrati, nel rispetto della loro autonomia, a valutare l’applicazione delle nuove norme».

Amoddio (Pd): Non c’è ‘Fumus persecutionis’

 La deputata del Pd Sofia Amoddio intervenuta nella Giunta per le Autorizzazioni a procedere ha dichiarato:  «Tenendo presente che il compito della Giunta è quello di accertare se il gip manifesti un intento persecutorio verso un parlamentare, posso affermare che nel caso Galan non si ravvisa fumus persecutionis». «Studiando il fascicolo, è chiaro che il giudice non richiede la custodia cautelare in carcere solo per il parlamentare Galan ma per tutti i soggetti indagati di corruzione, con una motivazione che equipara la condotta del Galan a quella di altri indagati». «Escludo il fumus da parte del gip, anche alla luce delle tesi difensive illustrate dall’on.le Galan che, ad esempio, lamenta come il Pm non abbia disposto il suo interrogatorio. È utile precisare- prosegue Amoddio- che nessun pm ha l’obbligo di interrogare la persona nei cui confronti sta svolgendo le indagini. Ricordo che ancora oggi le indagini non sono chiuse e l’obbligo per il Pm di sentire l’imputato, solo su sua richiesta, nasce dal momento in cui l’indagato riceve l’avviso di conclusione indagini e non prima».

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