Terrorismo, da Onu-Ue chiamata alle armi. M5S: Renzi chiarisca

ROMA – “A settembre abbiamo sentito dire a Matteo Renzi ‘no a una Libia bis’ in Siria, ma lo stesso premier ha successivamente precisato che ‘la posizione dell’Italia rimane nel solco delle Nazioni Unite’ e che il nostro Paese ‘è pronto a fare la sua parte'”.

Lo dichiarano i deputati M5S delle Commissioni Difesa ed Esteri della Camera, che aggiungono “Ci domandiamo in che modo, soprattutto dopo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu di venerdì, che può facilmente tradursi come una vera chiamata alle armi globale”. “A questo punto il rischio che l’Italia si ritrovi in guerra da un giorno all’altro è più che concreto – affermano -. Abbiamo già 4 cacciabombardieri impegnati in Iraq e Siria solo per la ricognizione, ma possono sganciare ordigni in qualsiasi momento. In questa cornice, il governo rompa il silenzio in cui si è trincerato finora e chiarisca il ruolo che vestirà il nostro Paese, alla luce anche delle recenti dichiarazioni del ministro Pinotti, secondo la quale le bombe non sono un tabù”. “Un eventuale intervento armato dell’Occidente non produrrebbe alcun effetto sul campo – dicono ancora i parlamentari pentastellati -. A dimostrarlo è il fallimento delle campane militari avviate in Iraq e Afghanistan dopo l’11 settembre. Da allora secondo le stime del Global Terrorism Index il terrorismo invece di retrocedere è pericolosamente cresciuto, con la nascita di oltre 30 nuove sigle jihadiste”. “Le nostre proposte – concludono i 5 Stelle – sono chiarissime: rafforzare le nostre frontiere, soprattutto marittime, stanziare maggiori fondi all’intelligence e alle forze dell’ordine, revocare le sanzioni nei confronti di Mosca ed elevare a interlocutore un partner centrale come la Russia, tagliare infine ogni canale di finanziamento al terrorismo, interrompendo ogni rapporto con quei Paesi che tutt’ora mantengono un atteggiamento ambiguo nei confronti delll’Isis, in primis Turchia e Arabia Saudita”.

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