Sanità. Italiani poveri. Dieci milioni rinunciano a cure

ROMA – È il Piemonte, la regione in testa per efficienza del sistema sanitario italiano, strappando la prima posizione al Trentino Alto Adige, mentre la Calabria si conferma la regione “più malata” del paese.

In totale sono quattro le realtà territoriali definite “sane”, nove le aree “influenzate” e ben sette le regioni “malate”. Crolla il Lazio che precipita di ben 10 posizioni rispetto all’anno precedente, collocandosi nell’area delle regioni “influenzate”. Escono, inoltre, dall’area delle realtà sanitarie d’eccellenza, Umbria e Liguria. Al Sud la migliore performance spetta al Molise che guadagna sei posizioni lasciando l’area dei sistemi sanitari locali più sofferenti. Nel 2016, inoltre, circa 10 milioni di italiani, pari al 17,6%, hanno rinunciato a curarsi per le lunghe liste di attesa o perché, non fidandosi del sistema sanitario della regione di residenza, non hanno potuto affrontare i costi della migrazione sanitaria ritenuti troppo esosi. E’ quanto emerge dall’IPS, l’Indice di Performance Sanitaria realizzato, per il secondo anno consecutivo, dall’Istituto Demoskopika sulla base di sette indicatori: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, spesa sanitaria, famiglie impoverite a causa di spese sanitarie out of pocket, spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, costi della politica.

Poco meno di una famiglia su due (47,1%) in Italia ha rinunciato a curarsi nel 2016. È quanto emerso da un sondaggio realizzato dall’Istituto Demoskopika ad un campione rappresentativo di cittadini. Tra i fattori principali figurano i “motivi economici” e le lunghe liste di attesa rispettivamente nel 17,4% e nel 12,8% dei casi. E, ancora, il 6,7% del campione intervistato ha dichiarato di non curarsi “in attesa di una risoluzione spontanea del problema” o, addirittura, per “paura delle cure” come nell’1,5% dei comportamenti rilevati. L'”impossibilità di assentarsi dal luogo di lavoro”, inoltre, ha rappresentato un valido deterrente per il 4,8% dei cittadini. Da ultimo, il federalismo sanitario non sembra giovare alla salute degli italiani. Il 3,9%, in particolare, pari a circa 2,4 milioni di italiani, ha dichiarato l’impossibilità ad occuparsi della propria salute o di quella di qualche suo familiare perché “curarsi fuori costa troppo, non fidandosi del sistema sanitario della regione in cui vive”.

A caratterizzare l’area dei sistemi sanitari più virtuosi ben quattro realtà del Nord. A guidare la graduatoria, in particolare, il Piemonte che con un punteggio pari a 492,1, conquista la vetta, spodestando il Trentino Alto Adige che, pur collocandosi nell’area delle regioni con un sistema sanitario “d’eccellenza” con 403,9 punti, ha registrato una retrocessione di tre posizioni rispetto all’anno precedente. La Lombardia, con 450,5 punti, mantiene saldamente la sua seconda posizione immediatamente seguita sul podio dall’Emilia Romagna con 438 punti. Nel gruppo, ben più consistente, delle regioni “influenzate” si collocano ben nove realtà: oltre al Lazio che, con 318,1 punti, si posiziona in coda all’area perdendo ben 10 posizioni rispetto all’anno precedente, si piazzano Valle d’Aosta (375,4 punti), Toscana (370,7 punti), Marche (364,7 punti), Umbria (351,8 punti), Molise (347,2 punti). E, ancora, Veneto (336,3 punti), Liguria (335,9 punti) e Friuli Venezia Giulia (319,6 punti). Sono tutte del Sud, infine, le regioni che contraddistinguono l’area dell’inefficienza sanitaria: Sardegna (277,9 punti), Basilicata (272,1 punti), Abruzzo (269,1 punti) e Campania (259,3 punti). Nelle ultime tre postazioni delle realtà sanitarie più “malate” si posizionano Puglia (243,3 punti), Sicilia (234,5 punti) e Calabria (223,8 punti). 

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