Miss sotto vuoto. I sederi parlano

ROMA – Saranno una trentina in cerca di gloria e di guai: un titolo di Miss, qualunque sia, da esibire stampato sulla fascia di tessuto chiaro di cattiva qualità che ingiallirà nell’oscurità di un cassetto o di una valigia chiusa a chiave dimenticata in soffitta. Effimero istante annebbiato dall’adrenalina, il sudore e lo sfinimento al rintocco della mezzanotte di un giorno,  di una serata speciale.

Le ragazze si presentano senza ombra di dubbio riguardo la propria identità: “Sono …….” No, voi non siete un nome e un cognome, siete ben altro, confondete il puro con l’impuro, la luce con il carbone,  mescolate il sacro col profano per ignoranza, per mancanza di connessione con gli Dei e tutti i miti della storia dellì umanità.

Siete qui per mostrare un corpo ad una giuria  composta da una schiacciante maggioranza di uomini. Siete consapevoli dei vostri visi, seni, sederi e gambe, poco o niente dei vostri pensieri ed emozioni. Parlerete per non dire niente di interessante, nulla che a noi giurati possa suscitare interesse, curiosità, reazioni improvvise ed impreviste. Dalle vostre labbra lucidate oltre modo da supergloss non usciranno nè serpenti, nè rospi, nè tanto meno pietre preziose e dubito fortemente che abbiate mai creduto al Principe Azzurro o che abbiate mai apprezzato il principe più piccolo, quello di Antoine de St. Exupery.  Pazienza.

Avete imparato invece e molto bene che la bellezza di un corpo giovane ha un prezzo e non siete disposte a rinunciare a nulla di ciò che vi garantirà materialmente un titolo di Miss, fosse anche Miss Qualunque. I vostri sogni sono fatti di marmo e d’acciaio. Il mondo dello spettacolo a portata di mano luccica come un miraggio di false promesse, mentre eccitate  scalpitate sui tacchi troppo alti pronte a mostrarvi mezze nude con una smorfia che dovrebbe somigliare ad un sorriso, ma che scopre solo labbre che rivelano denti troppo bianchi per dire la verità.  

Siete in vendita ragazze, merce di carne in balia di occhi e pensieri che sanno valutare anche quello che a stento copre il costumino intero, nero con un intarsio di tulle che lascia immaginare ben poco della zona ombelicale. Molte di voi puntano sul lato B e hanno fatto in modo che il costumino nero potesse risalire (magari con una spintarella) su per le natiche, lasciando le stesse a prendere aria in bella vista. Bella vista, si fa per dire, poichè in verità la cellullite non risparmia quasi nessuna delle giovanissime chiappe in mostra.

I sederi parlano, raccontano segreti che conoscono solo loro. Ci sono chiappe allegre che sanno ballare i caraibici sobbalzando sapientemente al momento giusto. Le accompagnano occhi scuri astuti dallo sguardo liquido: ghiaccio bollente per intenditori. Ci sono chiappe depresse indecenti che fremono molli come creme caramel; il loro sguardo opaco cerca un punto di riferimento per eludere sguardi severi o canzonatori. Ci sono chiappe arroganti che tremano di prepotenza e parlano solo in dialetto. Lo sguardo dal basso verso l’alto mostra il bianco dell’occhio che vira al blu catturando la luce e trattenendola il più a lungo possibile. Ci sono chiappe bisbetiche asciutte e piatte che non promettono nulla di buono. Il bacino non segue l’andatura dei passi molleggiati, non risponde al ritmo del sedere, anzi, sembra esistere per proprio conto ignorando il resto del corpo che protesta invano. Lo sguardo Bizantino fa terra bruciata: carattere instabile e litigioso. Ci sono chiappe vendicative, sempre strette, dure, colpevoli di desideri e pensieri inconfessabili. Lo sguardo è sfuggente, equivoco, le palpebre pesanti da miope. Ci sono chiappe maleducate che sbattono a destra e a sinistra, un pò dure un pò molli senza controllo, lo sguardo inespressivo, perso nel nulla. Ci sono chiappe in guerra con il medio e il grande gluteo. Camminano a scatti come stordite da gas nervini, le dita dei piedi orribilmente irrigiditi. Glutei ribelli che odiano la disciplina e gli ordini. Lo sguardo chiaro è glaciale. Ci sono chiappe isteriche che sussultano spasmodicamente come prese da convulsioni, hanno gli occhi sporgenti da ipertiroidismo ed incisivi appuntiti come piccoli predatori notturni. Ci sono chiappe di un colore chiaro verde-grigio che non prendono mai il sole coperte da brufoletti violacei. Ci sono chiappe tristi, arrabbiate, chiappe intelligenti, perfide, irriverenti, chiappe nervose, chiappe stanche.

Le ragazze si alternano oscillando su trampoli che non controllano fingendo disinvoltura. A cosa pensano mentre sculettano davanti alla giuria? Al fidanzato che non le voleva mandare, alla mamma che si aspetta grandi cose e risarcimento per tutti i suoi sogni infranti, alla fame che non le abbandona da mesi con quello schifo di barrette sostitutive ai pasti che s’impongono di saltare, alla proposta indecente ricevuta da un tizio che conosce Fabrizio Corona e che affermava di poter farle vincere quella maledetta fascia?
Sta sfilando l’ultima ragazza. E’ troppo pulita, troppo ironica, troppo elegante, troppo bella per vincere il titolo.

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