Roma: la capitale per il lavoro

ROMA – Siamo a poche ore dalla apetura della campagna elettorale per il rinnovo delle assemblee consiliari del comune e dei municipi. Io mi accingo a vivere il prossimo mese come candidato al comune nella lista del PD per Ignazio Marino sindaco  su proposta del “Laboratorio Politico per la Sinistra”.

E’ quindi tempo di bilancio e di progetti futuri. Come Laboratorio Politico per la Sinistra di Roma abbiamo elaborato un documento programmatico generale su “Roma: la capitale per il lavoro” indicando  le scelte strategiche e le azioni prioritario per il futuro di Roma. Di queste scelte e di queste azioni voremmo parlare in questa rubriva nelle prossime settimane a partire da una valutazione dell’attuale amministrazione capitolina.
La profonda crisi di Roma e del Lazio parla del fallimento morale, politico e sociale delle destre. In questi anni di governo Alemanno, il tessuto sociale ed economico della capitale ha subito un pesante arretramento. E’ stata lacerata e impoverita la democrazia, svalutato il lavoro, abbandonato le forze popolari, il ceto medio e le periferie, mortificato l’impresa, l’artigianato e il piccolo commercio, degradato i diritti e l’ambiente. La cultura, la scuola, i centri di ricerca e la bellezza della città sono stati oltraggiati.
Sono questi i risultati di un  governo espressione di un blocco di potere sociale e culturale neoliberista e populista, incardinato sulla saldatura tra rendita immobiliare e  finanza speculativa, che ha asservito il sistema pubblico (a partire dalle ex-municipalizzate) e che ha coinvolto anche ambienti ecclesiastici. Un sistema che ha avuto il sostegno di larghe fasce popolari e costruito una economia malata basata sull’affarismo, la spesa pubblica clientelare, l’invasione familistica delle istituzioni, l’illegalità, l’evasione fiscale e la speculazione urbanistica.
Le condizioni di vita dei romani, in particolare delle fasce popolari, degli anziani, delle donne e dei giovani, sono peggiorate tanto da rimettere in discussione diritti fondamentali come la salute, l’istruzione, l’assistenza, la casa, la qualità dell’aria, la trasparenza delle istituzioni. Sono riemersi fenomeni di razzismo, di violenza omofoba e di squadrismo fascista. La questione morale è dilagata. Tutto ciò ha gettato discredito, senza nessuna distinzione, sulla politica e i politici, ha acutizzato la separazione tra cittadini e istituzioni alimentando sfiducia e malcontento.
A questo progressivo degrado le forze politiche democratiche e le organizzazioni della società civile hanno reagito con sempre più determinazione e forza. Lo stanno a dimostrare i lavoratori che difendono gli studios di Cinecittà, con quelli del teatro Valle, i lavoratori di Almaviva e quelli della sanità contro lo smantellamento e la riduzione dei servizi sanitari, così come la forte mobilitazione degli studenti e dei professori per il diritto allo studio nella scuola pubblica. La città conosce fenomeni sociali di grande valore come il volontariato laico e cattolico verso la povertà e l’istruzione agli immigrati, la presenza dei comitati di quartiere che si battono quotidianamente contro la cementificazione e le discariche, per la raccolta differenziata e per il riciclo dei rifiuti, le organizzazioni che si battono per l’inclusione e i diritti degli immigrati. Poi ci sono le organizzazioni ecologiste, quelle per il consumo solidale e i diritti del consumatore, i gruppi per l’uso sociale degli orti di quartiere. Le organizzazione sindacali e di categorie, gli artigiani, il commercio, hanno avanzato, con i loro scioperi e mobilitazioni, proposte serie per rilanciare il lavoro, la domanda interna e l’innovazione. La città è stata in prima fila nella battaglia referendaria contro la privatizzazione dell’acqua e il ritorno al nucleare.
Roma ha le forze per essere ripensata e innovata nella sua dimensione nazionale e internazionale, resa giusta e solidale, governata da nuove classi dirigenti.
La Pace, il lavoro, l’uguaglianza, la partecipazione democratica, la qualità ambientale, i diritti sociali e civili sono i valori di fondo con cui è necessario riformare la città. Sono valori alternativi a quelli della Roma dei furbetti, del malaffare, dell’uso privato della politica e delle risorse pubbliche, dell’egoismo sociale e della violenza. Su di essi è possibile e necessario delineare una nuova città. Con essi è possibile definire e realizzare un programma di governo per la ripresa economica, il lavoro, l’ambiente, l’impresa,  la ricerca, l’arte e la bellezza della città.
Per fare di Roma una grande capitale europea della pace, del lavoro e dell’arte è indispensabile cambiare le classi dirigenti.
Solo in questo modo sarà possibile affermare una città liberata dall’egemonia della rendita e della speculazione finanziaria e immobiliare. Quello che serve non è un generico cambiamento di personale politico, ma un passo in avanti delle forze del lavoro e popolari, della cultura e dell’impresa produttiva.
Il centro sinistra potrà aprire un stagione realmente riformatrice se saprà dare voce di governo alle forze popolari e al loro bisogno di lavoro, di innovazione, di qualità artistica ed ecologica, di affermazione della dignità della persona.
Le stagioni passate dei governi di centro sinistra non sono più riproponibili. La crisi richiede risposte diverse. Quelle del passato sono state importanti e positive, ma non hanno liberato la città dal dominio della rendita e della speculazione finanziaria e immobiliare.
La Roma del futuro, viceversa, è quella del lavoro e della ricerca avanzata e sarà possibile realizzarla riannodando e irrobustendo i fili di un’alleanza progressista tra le forze popolari e dei lavori con l’intellettualità, l’università, la ricerca, le professioni, il ceto medio urbano, pubblico e privato, e con il protagonismo delle donne, dei giovani e dei nuovi italiani.

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