Ambiente, lavoro, energia: urgente il confronto con le parti sociali

ROMA – ”Oggi il costo dell’energia in Italia e’ più’ alto rispetto a tutti gli atri partner europei e internazionali”. Lo ha affermato il premier Enrico Letta il 21 maggio intervenendo al Senato nel corso dell’informativa sul prossimo consiglio europeo.

Letta mette al primo posto la questione energetica che e’ entrata nell’agenda dell’Unione europea. Secondo il Presidente del Consiglio l’evoluzione non e’ affatto scontata, resta la necessita’ di ridare competitività’ e ridurre i costi per le famiglie e le imprese.

Domenica 16 giugno 2013, tra le 14 e le 15, per la prima volta nella storia, il prezzo d’acquisto dell’energia elettrica (PUN) è sceso a zero su tutto il territorio nazionale. Ciò significa che in quelle due ore energia solare, eolico e idroelettrico hanno prodotto il 100% dell’elettricità italiana (vedi grafico sotto). Se l’evento, in una giornata completamente soleggiata e sufficientemente ventosa, poteva essere probabile nelle regioni meridionali, un po’ sorprende che sia accaduto anche per le aree del centro nord, dove comunque un ruolo determinante lo potrebbero aver giocato anche le buone riserve nei bacini idrici accumulatesi negli scorsi mesi (attendiamo dal GME la struttura dell’offerta della giornata e possibilmente di quelle ore in particolare).

Gli scenari illustrati il 19 giugno 2013  dai ricercatori di Rse (Ricerca sul sistema energetico) del Politecnico di Milano, prevedono che entro il 2030 l’energia in Italia sarà sempre più verde: le rinnovabili cresceranno ad un ritmo superiore rispetto alla media europea, mentre i consumi petroliferi e di gas faranno registrare una drastica riduzione.  Il primo dato che emerge dalle simulazioni è il netto calo dei consumi di combustibili fossili: nel periodo compreso fra il 2010 e il 2020 i consumi petroliferi potrebbero calare del 23% e quelli di gas del 15%. Questo si accompagnerà ad un vero e proprio sprint delle fonti rinnovabili: entro il 2030 potranno raggiungere quota 25% nel sistema energetico, tanto che l’Italia arriverà a produrre il 12% dell’energia rinnovabile di tutta l’Unione Europea. Fotovoltaico ed eolico saranno cruciali, dato che i consumi di energia elettrica cresceranno, spinti dalla sempre maggiore diffusione di tecnologie come l’auto elettrica e le pompe di calore per il riscaldamento. Altre buone notizie che vengono dalle previsioni dei ricercatori riguardano invece le emissioni di anidride carbonica prodotte dal sistema energetico, che potranno calare del 20% entro il 2030.

Secondo la dichiarazione dell’Unione Petrolifera del 20 giugno la bolletta energetica italiana del 2012 si è attestata su 64,426 miliardi di euro, la più elevata di sempre, mentre quella per il 2013 è stimata intorno ai 53-54 miliardi, principalmente a causa del calo dei consumi, sottolineando che i consumi energetici sono tornati sui livelli di fine anni novanta, i consumi di gas su quelli di 10 anni fa e i consumi di petrolio su quelli di fine anni 60.

Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, sempre nell’assembea dell’Unione Petrolifere del 20 giugno, lancia l’allarme “Il settore della raffinazione in Italia e’ in una situazione di rischio che potrebbe portare alla chiusura di quattro grandi impianti”.

Il ministro all’ambiente Andrea Orlando, a margine dell’audizione in commissione Ambiente al Senato tenuta negli stessi giorni, parlando di un’idea a cui starebbe lavorando insieme con il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato spiega che una parte delle centrali che usano combustibili fossili potrebbe esser messa in ‘stand-by’ per dare “più continuità” alle rinnovabili.. “L’idea – è di ridurre una parte del parco centrali più inquinanti proprio per offrire più spazio alle rinnovabili. Abbiamo ricevuto – osserva Orlando parlando anche di Zanonato – mandato dal Consiglio dei ministri per rimodulare gli incentivi alle rinnovabili e avere un quadro della situazione anche per capire cosa sta funzionando e cosa invece ha bisogno di essere sostenuto. Le rinnovabili – ha detto il ministro – hanno avuto un grande sviluppo in Italia, forse addirittura troppo veloce e a volte distorto. Invece dovremmo rivendicare con maggiore orgoglio i risultati ottenuti in campo internazionale”.

Ricapitolando: la nostra bolletta energetica è pesantissima; il costo dell’energia viene considerato penalizzante per la nostra economia; in alcune circostanze il costo dell’energia si riduce a zero per il contributo delle rinnovabili; vengono avanzate ipotesi di chiudere alcune centrali e si prevede che alcune raffinerie siano a rischio con pesantissimi effetti occupazionali; sappiamo, secondo le ricerche di confindustria ed altri,che esistono enormi margini di sviluppo dell’efficienza energetica con enormi opportunità occupazionali; sappiamo inoltre, ci sono già iniziative in corso, che le potenzialità di un sistema elettrico integrato euromediterraneo di energie rinnovabili sarebbe in grado di ridurre drasticamente la dipendenza  dell’intera Europa dalle energie fossili.

Domando: non è forse venuto il momento che il Governo promuova un confronto a 360 gradi con le parti sociali sul sistema di produzione, distribuzione e consumo dell’energia nel Paese in un quadro euromediterraneo ed in una prospettiva temporale adeguata?

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