Ma il Coaching… quando e dove nasce?

Il coaching è un mix di competenze e abilità, che trova ispirazione nei principi della filosofia, delle scienze umanistiche, del contesto della gestione aziendale, dello sport e molto di più. Lo scopo, che si propone, è il raggiungimento nell’ambito personale e professionale della soddisfazione e del benessere del Cliente, che si rivolge a questa metodologia per raggiungere i propri obiettivi.  

La relazione del Coach-Cliente si basa sull’ascolto e sulla fiducia, il Coach conduce il colloquio di coaching lasciando spazio alla conoscenza che il Cliente ha di se stesso e sviluppandone la consapevolezza: “Conosci te stesso” è troverai la risposta che cercavi, se pensiamo a Socrate e alla sua maieutica troviamo quindi la radice più antica e profonda. 

Attraverso il metodo dialettico Socrate fondava le basi di una filosofia, che ricercava attraverso il dialogo con i suoi discepoli, le risposte all’interno del suo interlocutore. La fiducia, che ognuno di noi abbia la capacità di trovare la soluzione al proprio interno, è la base fondamentale sia della maieutica che del coaching attuale, che ne a favorisce la ricerca.

Il significato del termine Maieutica è “levatrice” ossia colei che aiuta le donne a far venire alla luce il frutto del proprio grembo. Così come la maieutica si contrapponeva alla retorica, intesa come l’arte della persuasione, il coaching si pone lo scopo di lasciar spazio alle soluzioni trovate dal Cliente, e non è un’attività di consulenza da cui ci si aspetta il giusto suggerimento della soluzione.

Tuttavia, ogni tipo di attività può esser valida e quale allora il metodo è più giusto? Quello che stai cercando tu. 

Certo è che se la soluzione la trovi da solo, sarai certo che è quella che è più adatta a te, perché solo tu conosci il tuo contesto meglio di chiunque altro, solo tu sai dirti cosa puoi fare e cosa non puoi, con quale passo sei in grado di procedere, ecc.

Come può un metodo, che basa le sue fondamenta così lontano nel tempo, essere ancora valido e adatto al contesto attuale?

Se parliamo di azienda in relazione al coaching non si può che far riferimento a Sir John Whitmore e al modello GROW (GOAL – REALITY – OPTIONS – WAY FOR), il metodo più noto e consolidato per accompagnare i clienti verso i propri obiettivi attraverso proprie scelte (http://www.performanceconsultants.com/grow-model ). Whitmore è un ex pilota automobilistico che diviene figura di riferimento nel Coaching per le aziende.  Il metodo GROW è diventato uno dei preferiti modelli utilizzati all’interno delle aziende e per lo sport grazie alla sua semplicità e chiarezza per indirizzare la definizione degli obiettivi e il problem-solving al fine di ottenere benessere e produttività. 

Le  origini del Coaching si devono tuttavia  a Tim Gallwey, considerato il padre fondatore del Professional Coaching attuale. Intorno agli anni ’70, dalla sua esperienza di capitano della squadra di tennis di Harvard, inizia a studiare come migliorare il rendimento dei giocatori attraverso il superamento di ostacoli interiori piuttosto che come giocare meglio tecnicamente. 

Facendo riferimento al tennis può essere che tu abbia tecnicamente un dritto davvero vincente, ma non avrai la sicurezza di saperlo mettere a frutto, se non sai come concentrarti e superare le tue paure di non segnare, l’analogia con l’azienda e la Vita in generale è la seguente, può essere che tu abbia tutte le competenze necessarie per raggiungere i tuoi obiettivi, ma se non sei consapevole e ti fai vincere dalle preoccupazioni potresti non sfruttare al massimo tutto ciò che hai per arrivare al loro raggiungimento.   Il risultato di questo studio, è ben mostrato nel testo ancora riferimento attuale per gli esperti del settore: The Inner Game of Tennis ( https://www.youtube.com/watch?v=ldr9g5f0Hfo )

Il concetto del libro si riassume bene in questa frase del libero: “C’è sempre una partita interiore che è giocata nella tua mente qualsiasi sia la partita che stai giocando. Il modo con cui affronti questa partita fa la differenza fra il successo e il fallimento.”

L’Inner Game (gioco interiore) viene giocato contro ostacoli interni mentali ed emotivi per raggiungere come premio la conoscenza e l’espressione del proprio potenziale. Si contrappone al gioco esterno che si batte contro quanto avviene fuori di noi. (T. Gallwey)

Nei percorsi di coaching, il ruolo più importante è la partita che si gioca contro il peggior avversario della nostra mente, il sabotatore interno,  quella parte di noi che ci conosce benissimo e insinua i dubbi sulle nostra capacità di arrivare all’obiettivo (https://www.dazebaonews.it/italia/societa/coaching-cafe/item/41131-non-solo-coaching-il-sabotatore-interno-un-nemico-per-i-nostri-progetti.html ). Queste paure, ansie, ecc. provocano una risposta alle situazioni diversa da quella che avremmo se fossimo esenti dalle sensazioni sgradevoli che ne conseguono. La parte di noi, che si contrappone a questa, è quella che costruiamo nel tempo fin da piccoli dalle esperienze positive che hanno generato un apprendimento continuo per le capacità personali e le competenze tecniche. Quale parte lasceremo vincere? Quella di cui prenderemo maggiore consapevolezza, quella che alimenteremo e useremo per contrastare l’altra.

Alla fine di un percorso di coaching, un Cliente ha sintetizzato così la sua esperienza: “…è stato come un guardarmi allo specchio per ritrovare tutto ciò che avevo imparato negli anni e ho potuto riutilizzare per arrivare al mio sogno…”.

Quella che sul piano soggettivo è la felicità, sul piano oggettivo coincide con la realizzazione della propria essenza. (Cit. attribuita a Socrate)

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