Non solo coaching “la pazienza è la virtù dei forti” Perché allenarsi alla pazienza può essere utile?

In una epoca in cui regna la frenesia, il caos e non mancano sollecitazione avverse, una virtù come la pazienza come può essere esercitata? Rimanere calmi di fronte ad eventi che hanno impatto, non sempre positivo, sulla nostra vita, può essere un vantaggio?

Provare una emozione di rabbia, fastidio e reagire in modo intuitivo è quanto di più normale possa accadere, allenarsi alla calma è un processo di crescita personale, che maturiamo in modo naturale con il passare degli anni. La saggezza degli anziani lo insegna. 

Mio padre in età avanzata, di fronte alle reazioni emotive meno tranquille, legate alla natura della adolescenza, mi diceva sempre “calma e gesso”, ancora ora lo ripeto nella mia mente, avendone capito l’importanza solo in età adulta. 

L’origine di questo modo di dire viene dal biliardo, gioco che richiede di pensare la strategia del tiro successivo, solo dopo aver verificato l’esito del tiro dell’avversario.

Il giocatore di biliardo, si prepara al tiro mentre strofina il gesso sulla punta della sua stecca, prendendosi il tempo necessario, per valutare la situazione e decidere il tiro, cercando di prevederne l’effetto.

Ecco il vantaggio! Mantenere la calma esercitando la virtù della pazienza, permette di raccogliere le idee e prendere una decisione meno impulsiva. Rimandare ogni tipologia di azione, sacrificando la reazione impulsiva, e a volte anche la soddisfazione immediata, per prevedere gli effetti e decidere cosa fare. 

Farsi prendere dall’impulsività spesso ci porta a conseguenze non ben valutate, che con il senno di poi a volte non sono quelle, che avremmo voluto come esito della nostra azione. 

E’ umano reagire! L’impulsività o meglio l’istinto e le reazioni veloci sono una capacità utile e primordiale che sviluppiamo tutti fin dai primi mesi di vita (il bimbo che cade in avanti, metterà le manine sul pavimento per prima cosa per salvare il viso), è quella capacità che permette di salvarci la vita nei momenti in cui c’è bisogno di agire in modo repentino nel momento del pericolo. 

Innegabile però che la reattività è controproducente in altri casi. 

Sempre i seguendo l’onda dei vecchi detti reagendo alla rabbia, ad esempio, si rischia di passare, dalla ragione al torto! 

L’esperienza insegna, che quello che non riusciamo a controllare oggi, ritenendolo utile, lo gestiremo meglio in futuro, accumulando esperienza. Ognuno può, se vuole, trovare il suo modo personale e funzionale per allenarsi alla calma, nei momenti in cui si prova disagio, disappunto, rabbia di fronte ad un evento che viene percepito come invasivo o imprevisto e poco piacevole.

Sempre dalla saggezza dei nostri nonni, prendiamo il consiglio di contare fino a 10. Sfido chiunque a dire che non ha mai sentito dire un genitore, un nonno, un insegnante queste parole.

Questa saggezza popolare trova appoggio in una ragione scientifica. Nel nostro cervello esiste una parte chiamata amigdala che come dice Daniel Goleman, nel suo saggio sulI’intelligenza emotiva, è responsabile in alcuni casi, in presenza di forti emozioni, del sequestro neurale; essa, secondo vari studiosi, ha la capacità di essere l’acceleratore delle nostre azioni, innescando un meccanismo di allarme, quando siamo sottoposto a emozioni forti e repentine. Le conseguenze sono pensieri istintivi e azioni repentine, che in alcuni casi sono utili (reazione al pericolo), in altri meno (reazione alla rabbia). Perché scientificamente contare fino a dieci, o cento, o mille può essere utile? 

Provo a sintetizzarlo, con molta umiltà, trovando interessante l’argomento, pur non essendo una esperta del settore. Joseph LeDoux ( Direttore del ‘’Center for the Neuroscience of Fear and Anxiety’’ di New York, esperto del funzionamento del sistema limbico in relazione agli stati emozionali) ha studiato come la costituzione del cervello è organizzata in modo da dare all’amigdala una posizione utile per le risposte immediate, come una centralina di allarme che rileva eventi emozionali, e capace di “sequestrare” il cervello e farci reagire emotivamente in modo molto più veloce di come risponderebbe, la parte pensante del cervello, la neocorteccia, che elabora le informazioni in modo più complesso, razionale e lento prima di fornire una risposta più raffinata rispetto a quella dell’amigdala.

In breve, la reattività è un processo molto veloce attivato dall’amigdala e può spingerci alla reazione, mentre la neocorteccia, leggermente più lenta, in possesso di informazioni più complete, prepara il suo piano di azioni in modo razionale. Quindi “contare fino a dieci” (a volte fino a 100, e anche molto lentamente!) permette di far arrivare dal cervello “pensante” una risposta ragionata, più utile ai nostri scopi, rispetto alla risposta reattiva immediata.

 Gutta cavat lapidem.

(Rif. Bibliografici: Daniel Goleman, Intelligenza Emotiva; Joseph LeDoux, The Emotional Brain)

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