Sempre malato

ROMA – Nam: “Ieri c’era il sole, oggi no. Sono malato, sempre malato”. Ha mal di pancia e non riesce a fare la pipì, lo accompagno al Pronto Soccorso. “Ho paura, mia madre è morta, mio padre è morto, i miei fratelli sono morti, ho fatto un lungo viaggio. Ora sono in Italia, ma non ho amici, perché sono sempre malato e alle persone non piacciono i malati.

Dopo un pò mi vedono antipatico”. Non vuole fare le analisi del sangue: “Le ho fatte tante volte in questo mese, mi hanno tolto tutto il sangue, poi io morto e allora è come se non sono esistito. Io sto finendo il sangue e a nessuno importa niente”. Ho portato la sua scheda sanitaria. E lui: “Non bastano quelle analisi? Qui ogni dottore vuole il mio sangue. Nessuno dice la verità, nessuno mi crede.” Gli strappo un sorriso dicendogli che è giovane ed ha la vita davanti, io invece sto diventando vecchio. Poi le solite ore di attesa prima di essere richiamati dal dottore. Lui con il catetere e il viso stanco che mi fa capire con occhi vivi che si fida di me, che sa che il mio turno sarebbe finito da tempo, ma anche che l’amicizia, l’affetto è qualcosa di più prezioso, che in questo momento si è convinto di non poter riprovare. Da una parte tutto ciò gli è stato tolto, dall’altra si è imposto di non cercarlo, di non cercarlo ancora. Non è pronto per lavorare, per cercare una fidanzata, per guarire. Ha paura di ritrovare la sua vita. In attesa di qualcuno che gli tenda la mano, che lo faccia a lungo, che lo aspetti, che capisca la sua forza. Che lo aiuti a recuperare la forza, a stringere la mano. Ha anche delle calcifcazioni alla vescica, tanto dolore, ma bevendo tanta acqua si risolverà.

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