La storia di un padre che lotta da sempre

ROMA – Ero un dipendente dell’Alitalia Servizi S.p.a. con più di 10 anni di servizio. Ho 41 anni, sono sposato, ho due figlie a carico (di cui la prima affetta da una malattia rara e disabile al 100%)  in cassa integrazione a zero ore dal 12/01/2009 e finito in mobilità il 13 Ottobre 2012.

La situazione familiare che ho attualmente e alquanto complessa, 9 anni fa ho avuto una bimba bellissima e splendida Laura affetta da una rara sindrome genetica, (sindrome di Williams) la quale comporta ritardo cognitivo e motorio di diversa gravità. Ma mia figlia a 9 anni compiuti, ha problemi al cuore, non parla bene, utilizza una comunicazione molto primitiva. Ha difficoltà relazionali, cammina dall’età di 32 mesi. Ha un ritardo nello sviluppo fisico all’incirca con un ritardo di un paio di anni. Sul piano cognitivo ha bisogno di costante aiuto soprattutto a scuola dove ha il massimo delle ore di sostegno per la gravità della sua condizione.

Nonostante, avendo gravi e documentati problemi familiari, che richiedono assistenza a tale minore con handicap grave (ho avuto l’assegnazione della legge 104/92 e Invalidità civile L18/80), e aver notificato a suo tempo alla mia azienda la mia situazione attuale, mi ritrovo fuori dall’azienda dove lavoravo con l’aggravante di non aver mai richiesto i permessi di cui avrei diritto e sopra menzionati, proprio per non pormi in una situazione di svantaggio rispetto ai miei colleghi e per cercare di propormi proattivamente per un’azienda che teoricamente doveva darmi una stabilità.

Sono rientrato con un contratto di sostituzione maternità dal 16 Settembre 2009 fino al 1°marzo 2010 dopo di che mi hanno mandato via nuovamente in Cassa Integrazione.

Ho frequentato 2 tirocini formativi presso gli uffici giudiziari del Tribunale di Roma patrocinati da Provincia e Regione ma non hanno mai portato ad un contratto e nemmeno ad una selezione che possa almeno preventivare una forma contrattuale futura…il nulla!!!

Mi chiedo io con tutta questa situazione drammatica che vive il paese e con l’aumentare della disoccupazione per le fasce di età 40-50 anni e nessuna politica seria di riqualificazione e ricollocazione per noi che abbiamo si usufruito di generosi ammortizzatori sociali,  ma CHE NON ABBIAMO MAI CHIESTO, NOI VOGLIAMO LAVORARE!!!

La preoccupazione più grande oggi come allora che mi licenziarono è quella che mi attanaglia il cuore e che mi devasta l’anima e che pone una domanda sola: come potrò far crescere e curare serenamente le mie figlie?!?!?  

L’altra mia figlia Valeria, risente di tutto questo caos e ha problemi di dislessia e stiamo provvedendo a curarla con 8 ore al mese di logopedia. E mi chiede sempre: papà quando torni in ufficio? Eri bello e felice e ti voglio così…

In questi anni ho sempre manifestato e lottato per un posto di lavoro che ridia dignità non solo a me stesso ma a tutta la mia famiglia che è sottoposta a continui stress e delusioni insieme al sottoscritto e chiediamo a gran voce giustizia e dignità, tutto ciò è inumano e degradante. Una società che anela a definirsi civile non discrimina ma riconosce invece la buona volontà al principio di autodeterminazione e indipendenza di chi già dalla vita è messo a dura prova…

Maurizio. Un dipendente della ex Compagnia di Bandiera

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