Riforma scuola. Abilitati TFA. Asfaltati anche per il sostegno?

ROMA – Tutto è iniziato con un timido proclama – uno tra i tanti- fatto da Davide Faraone, responsabile welfare e scuola del PD, alla Festa dell’Unità di Bologna una settimana fa: “Stiamo lavorando sulla riforma del sostegno”.  In questi tempi, così folkloristicamente conditi di nuovismo e riformismo nostrano, al solo sentire queste parole c’è da mettersi in allarme.

E, infatti, motivi per preoccuparsi non mancano. Ma andiamo con ordine. Faraone, in questa occasione, ha continuato il suo intervento dicendo che “quando parliamo di opportunità per tutti dobbiamo riformare il sostegno, che tratta le patologie come se fossero tutte uguali”. L’idea sottesa a questa frase di Faraone è quella di riformare, tra le altre cose, la formazione iniziale degli insegnanti di sostegno, a suo dire oggi non specializzati a sufficienza sulle singole disabilità. Propone Faraone, quindi, di istituire i corsi monovalenti, dedicati per l’appunto a singole tipologie di disabilità. Niente di nuovo all’orizzonte. Questi corsi furono introdotti dal DM 26/06/1976. MIllenovecentosettantasei. Quando, per capirci, ancora esistevano le scuole speciali e ancor prima della legge 517/1977, che diede inizio alla storia dell’integrazione della scuola italiana e portò nella scuola di tutti le persone con disabilità.Tanto per evidenziare quanto è grande la portata innovatrice di queste idee! Inoltre, la stessa riforma (se così è lecito chiamarla) della formazione iniziale degli insegnati specializzati per il sostegno è stata affrontata pochi anni fa dallo stesso Ministero. Dunque, Faraone ora vorrebbe la riforma della riforma?

Sarà il caso, forse, di ricordare con umiltà a Faraone qualche data e qualche dato.

E lo faccio in qualità di docente a cui la questione interessa in prima persona, visto che sto frequentando, proprio in quest’anno accademico, il Corso di specializzazione per il sostegno, dopo essermi abilitato con il TFA.

Forse Faraone non sa che la formazione iniziale per gli insegnanti di sostegno è stata riformulata dal DECRETO 10 settembre 2010, n. 249  «Definizione della disciplina dei requisiti e delle modalita’ della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, ai sensi dell’articolo 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n. 244»?

Forse Faraone non sa che il primo ciclo del nuovo Corso di Specializzazione per le attività di sostegno si è avviato, per la maggior parte delle Università italiane, tra l’ aprile e il  maggio di quest’anno?

Forse Faraone non sa che il Corso prevede 800 ore di formazione tra lezioni, laboratori, tirocinio diretto, tirocinio indiretto su materie e disabilità trasversali?

Forse Faraone non sa che sono previsti più di 10 insegnamenti di didattica, pedagogia speciale, psicologia, legislazione, neuropsichiatria con relativi esami?

Forse Faraone non sa che sono previsti molti laboratori sulle singole disabilità – ai quali il regolamento, tre le varie assurdità, ci obbliga ad essere presenti senza la possibilità di fare nemmeno un’assenza, anche se giustificata da certificato medico? Ecco l’elenco dei laboratori presenti nel Corso, qualora l’onorevole Faraone volesse entrare nel dettaglio: Didattica speciale: codici comunicativi della educazione linguistica; Didattica speciale: codici del linguaggio logico e matematico; Didattica delle Educazioni e dell’area antropologica; Didattica per le disabilità sensoriali; Interventi psico-educativi e didattici con disturbi comportamentali; Interventi psico-educativi e didattici con disturbi relazionali; Linguaggi e tecniche comunicative non verbali; Metodi e didattiche delle attività motorie e sportive; Nuove Tecnologie per l’apprendimento.

L’Insegnante specializzato per le attività di integrazione è considerato (e se non lo è ancora, così dovrebbe e deve essere) docente di tutta la classe. Il suo ruolo è quello di migliorare l’attività didattica globale, proponendo strategie che possano migliorare le dinamiche della classe e della scuola negli apprendimenti e nelle relazioni, grazie alle sue competenze professionali e sempre in un’ottica inclusiva, che tenga conto delle esigenze specifiche e “speciali” di tutti i ragazzi all’interno del contesto “normale” della classe, così come Dario Ianes ci insegna. Dunque, il ritornare ai corsi monovalenti sarebbe un retrocedere indietro nel passato e, a mio parere, un’involuzione della figura dell’insegnante di sostegno, in una prospettiva che guarda più all’aspetto sanitario che a quello educativo, più alle scuole speciali e alle classi differenziali che alla scuola di tutti.

Per dare un breve excursus storico dobbiamo dire che i corsi polivalenti, invece,  furono introdotti dal DM 24/4/86 e, nel 1995 – dopo che la sentenza 215/1987 della Corte Costituzionale aprì le scuole superiori ai ragazzi con disabilità – si provvide a riformare i programmi dei corsi di formazione nei quali, prendendo a prestito le parole dell’avvocato Salvatore Nocera: “l’insegnante specializzato viene visto sempre più come un mediatore dell’integrazione e su questo aspetto si concentra l’attività formativa dei corsi, che puntano ad evidenziare gli aspetti di professionalità non tanto con interventi didattici per specifiche minorazioni, quanto con interventi didattici con tutta la classe e di consulenza a tutti i colleghi curricolari. Questi nuovi programmi prediligono quindi una formazione metodologica più che specifica e attività seminariali più che lezioni frontali”.

 

Dunque, riepilogando, non solo Faraone propone di riformare una materia già riformata nel 2010 ed entrata a regime solo quest’anno, ma propone anche una vera e propria involuzione che ci fa tornare al 1976. Qualche parola, in conclusione, sulla paginetta scarsa dedicata all’inclusione presente nel libello renziano “La buona scuola”. Al di là di un’impaginazione grafica accattivante, colorata e giovanile le idee sono poche, confuse e, come già evidenziato, vecchie. E a dare questo giudizio è lo stesso Dario Ianes, uno tra i più noti esperti sull’inclusione, in un commento scritto pochi giorni fa sulla sua pagina Facebook: “Delusione per la paginetta sull’inclusione del piano del governo: vecchia nella terminologia, nei concetti, ma soprattutto nella strategia. In questo modo non si cambierà mai verso”. In questa paginetta  si parla, appunto, dei corsi monovalenti, di un piano di assunzioni (già predisposto dal precedente Ministro) e di continuità didattica attraverso l’uso di un organico di sostegno stabile tra reti di scuole.

E anche su quest’ultimo punto, all’apparenza positivo, occorrerebbe fare  ulteriore chiarezza. Hanno forse intenzione Faraone e Renzi di utilizzare, in questo organico di sostegno tra reti di scuole, tutti quei docenti delle Graduatorie ad esaurimento che NON sono specializzati, ma appartengono a classi di concorso in esubero? Magari grazie ad un breve corso che possa riconvertirli in poco tempo sul sostegno?

E, nello specifico, noi docenti che ci stiamo specializzando sul Sostegno con un corso annuale – per frequentare il quale abbiamo superato un concorso con triplice selezione in ingresso, selezione mai avvenuta prima per i docenti abilitati, e pagato 2.800 euro- che fine faremo?  Mi riferisco, in particolare, ai docenti abilitati TFA – la cui situazione è particolarmente grave e paradossale ancora una volta – che sono nella Seconda fascia di Istituto e che non potranno, allo stato dei fatti, aspirare al ruolo neppure sul sostegno. Nonostante ci siano posti a disposizione, così come dimostrano gli schemi colorati presenti nelle linee guida renziane.

Verremo asfaltati anche in questo caso, magari da personale docente NON specializzato ma presente in Gae e riconvertito sul sostegno nel giro di pochi mesi?

Anche in questo caso aspettiamo risposte alle nostre domande a proposito del Sostegno. Le aspettiamo con grande urgenza e preoccupazione.

Condividi sui social

Articoli correlati