Scuola. Legge stabilità, ill diritto allo studio è il grande assente

Udu e studenti medi: “Solo slogan del governo”

ROMA – Si è tenuto oggi il Consiglio dei Ministri per approvare la Legge di Stabilità, divisa in 4 capitoli che il Governo ha riassunto in quattro parole chiave: forte, semplice, giusta e orgogliosa. Una legge che mira alla cancellazione della tassa sulla prima casa e dell’IMU agricola, alla semplificazione e lotta all’evasione, alla lotta alla povertà e ad investimenti sul Sud. Poco, quasi nulla, sull’Università: assunzione di 1000 ricercatori, 500 assunzioni nel settore della cultura e le 500 assunzioni speciali, presentate qualche giorno fa a “Che tempo che fa”.

Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “La presentazione della legge di stabilità vede confermati tutti i nostri timori: una manovra ricca di spot, che non interviene affatto sull’università in questa grave fase emergenziale. Non sono infatti previsti fondi per il diritto allo studio, essenziali alla luce della riforma dell’ISEE che vede sempre meno studenti accedere ai servizi e alle borse, né sono presenti ulteriori investimenti sul Fondo di Funzionamento Ordinario. Rispetto alla necessità più volte denunciata di assumere 20000 docenti, la prevista assunzione di 1000 ricercatori rischia di aumentare semplicemente la precarietà già dilagante, senza risolvere realmente il problema.”

Continua Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete Studenti Medi “L’approvazione da parte del parlamento della Buona Scuola ha consegnato al governo una delega in bianco sul diritto allo studio. Mesi fa contestavamo l’idea che quella delega non prevedesse nessun finanziamento immediato: il governo ci rispose che con l’approvazione della legge di stabilità si sarebbe fatto carico di compiere gli investimenti necessari. Oggi abbiamo la certezza che probabilmente non sarà prevista nessuna risorsa sul diritto allo studio per garantire che le regioni possano erogare dei Livelli Essenziali delle Prestazioni sufficienti. Siamo stati presi in giro?”

Concludono Dionisio e Irone: “Se il governo pensa che sia meglio togliere l’IMU anche sulle grandi proprietà, andando contemporaneamente a contrarre il diritto allo studio e a penalizzare gli investimenti su scuola ed università, noi siamo tutt’altro che orgogliosi: non siamo orgogliosi di un paese che ancora una volta relega l’istruzione in secondo piano. Per questo continueremo a dare battaglia fino all’approvazione della legge di stabilità, per ottenere investimenti per il miglioramento della condizione studentesca e per un potenziamento reale del sistema di istruzione.”

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