Alitalia. Di nuovo crisi profonda? La lettera sfogo di un navigante

ROMA – Non c’è da meravigliarsi se i dipendenti Alitalia, a prescindere dal ruolo svolto, siano indignati per l’epilogo di questa compagnia che sembra non voler più decollare. La lettera sfogo, che pubblichiamo integralmente, vuole essere una delle tante testimonianze dalle quale emerge la demoralizzazione, la frustrazione di chi ogni giorno vive e assiste inerme alla fine di un pezzo di storia dell’aviazione civile e forse anche dell’Italia stessa.

LA LETTERA

Signori passeggeri buongiorno. 

Vorremmo raccontarvi, qualora abbiate voglia di dedicarci qualche minuto, la nostra storia di naviganti di Alitalia.  Assistenti di volo e piloti.

Nel 2008, fummo additati quali causa del dissesto finanziario della nostra compagnia di bandiera, noi eravamo i “privilegiati”,  i viziati pseudo lavoratori. Noi eravamo quelli della macchina con autista sotto casa ( pagata da noi), quelli che andavano in posti esotici (dove va un volo) quelli che guadagnavano troppo (sempre meno dei nostri colleghi di compagnie aeree di bandiera di altre nazioni europee). Bene, con l’avvento di Alitalia CAI, della famosa cordata di patrioti italiani, tutto questo terminò, l’auto con autista cessò di esistere (un gran numero di autisti di due cooperative rimasero senza lavoro), i voli persero le famose soste all’estero, (che ci garantivano un adeguato riposo prima del volo di rientro) i nostri stipendi vennero tagliati ma, la cosa più drammatica furono i 12.000 (dodicimila si avete letto bene) dipendenti nostri colleghi (fra volo e terra) che non furono riassunti dai “patrioti”. Il costo della ripulitura di Alitalia fu pagato da tutti noi cittadini italiani. 

I “patrioti” però una volta al comando di questa nostra compagnia non fecero investimenti fondamentali (aerei), bensì lasciarono fondamentalmente tutto com’era. Una compagnia aerea ha bisogno di destinazioni da raggiungere e aerei con cui farlo. Niente di tutto ciò è stato fatto. Dopo circa 5 (solo cinque) anni eravamo di nuovo in crisi profonda. Serviva un nuovo alleato. Ma con i conti in rosso come fare? Fu fatta entrare Poste Italiane fra i soci (cioè un pezzetto di Stato) con una piccola quota e tornarono solo da noi naviganti a bussare cassa. Per 6 (sei) mesi il nostro stipendio fu decurtato dall’oggi al domani di circa il 30% e il dicembre 2014 ci fu tolta la tredicesima.

Il nostro contributo sarebbe servito per invogliare la nuova cordata rappresentata dagli arabi di Ethyad. I massimi esperti della compagnia araba vennero a spulciare le carte di Alitalia, le studiarono minuziosamente finché decisero che questo matrimonio si poteva fare. Vennero in pompa magna con tanto di fanfare e stendardi, annunci di vittorie commerciali.  Saremmo diventati una compagnia “sexy” (?) a detta dei vertici di Ethyad. Bene  a questo punto sarà finita l’epoca delle crisi, abbiamo pensato. Ethyad ha risorse economiche immense, ci considera un ottimo trampolino verso le americhe, gestirà la nostra compagnia al meglio. Mai tale pensiero fu più errato. 

Dall’entrata degli arabi nella nostra compagnia abbiamo visto solamente un restyling estetico, di dubbio gusto, e basta. Hanno organizzato ad Abu Dhabi corsi ( di non si sa cosa) per tutti i naviganti ospitati in un albergo a 5 stelle da 4 ai 6 giorni. Corsi che hanno sicuramente avuto un costo molto alto considerando soltanto che in quei giorni non si poteva lavorare. Nel luglio 2015, inspiegabilmente veniva sostituita la cravatta agli stewart (?) il perché non si è mai capito. 

Subito dopo veniva cambiato il servizio pasti di bordo, (vincitore negli ultimi tre anni del primo premio a livello mondiale sulla qualità del servizio a bordo di aerei). Così anche questo servizio veniva buttato nel secchio e sostituito con un servizio asettico, non consono allo stile italiano e con, logicamente, costi alti per la sua realizzazione.  Un anno dopo, venivano sostituite le divise degli assistenti di volo con degli orrori ridicoli, assolutamente non all’altezza dello stile italiano.  Anche qui costi indicibili. Poi veniva cambiata la livrea degli aerei. Passo fondamentale per lo sviluppo nel mercato aeronautico. Altri soldi. Poi venivano rifatti gli interni con colori a dir poco discutibili.  Interni cambiati ancora dopo 6 mesi. Altri soldi. Ma……gli aerei? I nuovi aerei con cui poter aprire nuove rotte e poter così effettivamente cominciare a guadagnare? Nulla. 

Improvvisamente durante l’estate 2016, con dipendenti resi ridicoli da ridicoli abiti, aerei colorati per fare il tifo alla Roma, proclami di nuove strategie e di nuovo in crisi profonda.  Come in crisi?  Non avremmo dovuto raggiungere il pareggio nel 2017? 

Nell’arco di 8 anni siamo stati fatti fallire 3 volte,  dico 3 volte e mai nessuno che, al di fuori di noi dipendenti, abbia avuto il coraggio di chiedere conto ai manager che dall’alto delle loro “grandi” capacità ci hanno affossato, umiliato, impoverito, cacciato, senza che mai sia venuto loro in mente che forse avrebbero dovuto gestire questa compagnia rispettando i dipendenti, i passeggeri  (non gli ospiti) e gli italiani tutti. Ci troviamo di nuovo davanti ad un baratro e di nuovo ci vengono richiesti sacrifici enormi. Ora basta. Paghi chi deve pagare. Noi siamo stati, siamo e saremo dei seri professionisti, abbiamo pagato e tanto per questo nostro strano fantastico lavoro, è ora che chi ha sbagliato paghi e salato. Noi diciamo basta.

Signore e signori grazie della vostra attenzione e speriamo di vedervi a bordo dei NOSTRI aerei gestiti da veri professionisti del settore.

Un navigante x tutti

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