Grecia avvolta nell’incertezza. La sinistra di Syriza prova a formare un governo

ROMA – A tre giorni dall’esito delle elezioni politiche la Grecia vive ancora nell’incertezza sul futuro del suo governo. Il voto ha infatti consegnato al Paese un Parlamento molto frammentato e forze politiche in aperto contrasto tra di loro.

Il primo a fare le spese di questa situazione è stato il leader del partito di maggioranza relativa Nea Dimokratia, Antonis Samaras, che incaricato dal Presidente della Repubblica Papoulias di formare un governo, ha rimesso il mandato in mezza giornata. Secondo la legge greca, di tale incarico è stata quindi investita la seconda forza politica più votata, la sinistra radicale di Syriza, e il suo trentottenne leader Alexis Tsipras, che hanno quadruplicato i consensi rispetto alle precedenti elezioni.
Se i conservatori di Nea Dimokratia hanno trovato difficoltà insormontabili nel formare una coalizione di governo, ciò che aspetta Syriza è una prova altrettanto ardua. Tsipras tuttavia ha accettato l’incarico con piglio deciso e ha già avviato il giro delle consultazioni, da cui resteranno esclusi solo gli estremisti della destra neonazista di Alba Dorata. Al momento Syriza ha incassato l’appoggio di Sinistra democratica, che ha raccolto un 6% e 19 seggi in Parlamento, ma ha anche già incassato il rifiuto del partito comunista KKE.  Conti alla mano, i 52 seggi di Syriza più i 19 di Sinistra Democratica – 71 in totale – sono ancora lontani dalla soglia di 151 necessaria per governare il Paese. È chiaro, dunque, che Tsipras deve imbarcare uno dei due grandi partiti usciti ridimensionati dal voto di domenica. Se appare molto improbabile un accordo con il centro destra di Samaras, non resta che trovare un’intesa coi socialisti del Pasok, comunque non sufficiente da sola a raggiungere quota 151 seggi.

In ogni caso non sarà facile ridurre le distanze tra chi, il Pasok appunto, ha appoggiato il governo di salvezza nazionale di Papademos e il piano di austerity europeo, e chi come Syriza ha trionfato alle elezioni proprio per la ferma opposizione a tale piano. E poi c’è il no del KKE, che rischia di vanificare ogni sforzo. L’impresa sembra impossibile per Tsipras, ma i prossimi giorni ci diranno la verità. Tra tre giorni infatti, se Syriza fallirà, la palla passerà nelle mani del Pasok, terza forza politica del Paese.
Dopodichè, in caso di ulteriore esito negativo, la parola tornerà agli elettori, in un clima che si fa via via più rovente.

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