La Siria come la Libia, la storia si ripete. E’ emergenza umanitaria

ROMA – Mentre i Paesi dell’organizzazione per la cooperazione islamica hanno sospeso la Siria come membro della conferenza affermando che il mondo islamico non è più in grado di accettare un governo che «massacra il proprio popolo»,  continua la guerra tra forze lealiste e ribelli e sale il numero dei morti.

Solo ad Aleppo si contano 34 vittime di oggi, molte delle quali sono civili, compresi due bambini e una donna. Altri siriani sono diretti in Turchia,  in fuga dai pesanti bombardamenti dell’aviazione contro Aazaz, bastione dei ribelli nel nord del Paese. La cittadina, nei pressi del confine turco e a 50 km da Aleppo, è stata pesantemente colpita dalle forze di Damasco: ieri le vittime sono state almeno 46, un bilancio al quale Ankara ha aggiunto altri 15 morti, deceduti nei suoi ospedali oltre confine. Secondo la denuncia di attivisti siriani e di Human Rights Watch, sono state bombardate zone di Aazaz densamente popolate da civili, facendo molte vittime tra donne e bambini.

Perfino la Cina si allinea all’Onu che ha condannato la Siria di aver commesso crimini contro l’umanità e chiede al governo di Damasco e alle milizie d’opposizione al regime di osservare il cessate al fuoco e avviare un dialogo politico. Ma non sarà facile. Sembra proprio di rivivere il caso della Libia, quando Gheddafi cercava in tutti i modi di salvare la sua immagine al mondo intero e ristabilire con la forza l’ordine nel Paese.
Corre voce che il fratello del presidente siriano Bashar al Assad, Maher, sarebbe in fin di vita dopo essere stato gravemente ferito nell’attentato del 18 luglio scorso a Damasco. L’uomo avrebbe perso una gamba, due secondo altre fonti, nell’attacco.

Intanto dalla Siria continuano ad arrivare notizie preoccupanti. Sono infatti 2,5 milioni le persone colpite dall’emergenza umanitaria in Siria, un numero più che raddoppiato negli ultimi quattro mesi: a tracciare il tragico bilancio della situazione nel Paese mediorientale è il vice segretario generale dell’Onu per gli affari umanitari Valerie Amos.
«Le Nazioni Unite stanno raggiungendo sempre più persone per fornire gli aiuti di emergenza, ma non è abbastanza», ha detto Amos da Damasco, sottolineando che la situazione è peggiorata molto dalla sua ultima visita nel marzo scorso.
Il vice segretario generale ha incontrato il capo della missione di monitoraggio Onu (Unsmis), il generale Babacar Gaye, il ministro degli esteri siriano Walid Muallem, il ministro per la riconciliazione nazionale Ali Haidar e il nuovo primo ministro Wael al Halqi, per discutere come incrementare gli aiuti umanitari da fornire ai civili bisognosi.

Ed è proprio l’emergenza umanitaria quella che si fa sentire anche nelle coste italiane. Questa mattina davanti agli occhi di bagnanti increduli sono sbarcati  sulla spiaggia di Monasterace (Reggio Calabria) 42 persone: 16 uomini, 13 donne, 12 bambini ed una neonata. Tutti profughi siriani scampati alla carneficina, arrivati in Italia  a bordo di una barca a vela, lasciata alla deriva a pochi metri di distanza dalla battigia. Secondo alcune testimonianze
dei bagnanti, l’imbarcazione si trovava davanti alla costa già  dalle prime ore del mattino, ma non sembravano esserci persone a bordo. Una volta accompagnati a riva, i migranti sono stati soccorsi anche dai bagnanti presenti, quindi accompagnati in una scuola dismessa di Stilo, dove sono stati assistiti e identificati. Le loro condizioni sono buone.

 

Condividi sui social

Articoli correlati